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martedì 30 aprile 2013

I socialisti francesi criticano la Germania, guardando con interesse all'Italia

La combinazione delle dure critiche da parte del Partito Socialista francese all'intransigenza tedesca e l'instaurazione del nuovo governo italiano, non pare affatto casuale. Sia in Francia che in Germania il comunicato del partito al governo a Parigi a provocato dure reazioni da parte dai conservatori, innalzando la tensione tra le due principali economie dell'eurozona. Occorre ricordare che l'atteggiamento della Merkel non potrà cambiare, pena possibile una sostanziosa emorragia di voti, fino alle prossime elezioni tedesche, dove la cancelliera in carica è data per favorita, proprio grazie alla sua fermezza in materia di conti pubblici verso tutte le economie dell'euro, ma in special modo quelle dell'Europa meridionale. Con la vittoria di Hollande i rapporti tra i due paesi sono sostanzialmente peggiorati a causa del venire meno della sintonia che la Merkel aveva instaurato con Sarkozy, basata sulla condivisione dei provvedimenti di natura economica imposti a tutta l'eurozona. Nel frattempo l'Italia guidata dal governo tecnico di Monti, si metteva in modo pedissequamente conforme ai dettati tedeschi, mettendo in crisi l'intero ceto medio del paese. Con le elezioni italiane, Hollande sperava in un successo di Bersani, per rafforzare la posizione di Parigi contro Berlino, mentre la Merkel si augurava una vittoria di Monti, per avere un sicuro punto di appoggio nella sua politica di asfittico rigore; entrambi non volevano una vittoria di Berlusconi. In attesa che la terza economia dell'euro trovasse un governo, le schermaglie tra le prime forze economiche della moneta unica sono continuate, senza, tuttavia, variare le posizioni in seno alla UE, saldamente controllata dalla padrona di casa tedesca. Con il nuovo governo italiano le cose cambiano: pur essendo un esecutivo di larghe intese, ma questa volta non più tecnico ma politico, il programma economico che Roma dovrà elaborare dovrà essere per forza di cose espansivo, in modo da accontentare le tendenze dei due schieramenti maggiori e, sopratutto, tacitare il pericoloso malcontento dovuto ad una pressione fiscale indegna, che ha ottenuto il solo risultato di contrarre i consumi e di conseguenza le entrate statali. Tutto questo è avvenuto in una situazione di grave crisi sociale a causa del grande numero di posti di lavoro perduti e dell'incremento della disoccupazione, in special modo tra i giovani e le donne. In questo contesto applicare ancora una politica del rigore anelastico, porterebbe soltanto all'esplosione delle tensioni sociali ed al fallimento del governo, ultimo appello per le forze che lo sostengono, uscite già molto penalizzate dalle urne. In Italia molti commentatori sono dell'idea che bisogna resistere fino alle elezioni tedesche, poi qualsiasi cosa succederà, il governo della Germania, abbasserà la sua tendenza rigorista, perchè non più gravato dal peso del giudizio elettorale. Se questa considerazione è vera è ancora da appurare, in ogni caso l'iniziativa del Partito Socialista francese sembra mirare a scardinare prima delle elezioni tedesche il rigore portato avanti dalla Germania con una azione a tenaglia, che, da un lato, metta pressione a Berlino nel campo internazionale, mentre dall'altro dia forza agli antagonisti interni della Merkel, il Partito Socialdemocratico, che ha espresso la sua fiducia nello spirito riformista di Hollande. All'interno dei conservatori francesi il documento socialista non è stato apprezzato ed ha rimarcato come Hollande sia isolato in Europa. In realtà se nascerà una alleanza forte con Roma, basata sopratutto sui temi economici, per il Presidente francese si tratterà di una occasione per rilanciare la sua immagine attualmente un poco offuscata. Una pressione sulla Merkel coordinata in maniera giusta ed equilibrata ed esercitata insieme dalla seconda e dalla terza economia dell'euro, potrebbe fare vacillare anche la granitica cancelliera e ciò potrebbe aprire le porte al ritorno del partito socialdemocratico al governo. Come si vede i temi di politica interna con quelli di politica comunitaria, sono strettamente intrecciati, non solo a livello di governo, ma di strategie di singole forze politiche. Volenti o nolenti il processo di unificazione pare trovare strade del tutto autonome.

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