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giovedì 2 maggio 2013
Italia e francia a favore dell'unione bancaria europea
Italia e Francia, attraverso il primo ministro Letta ed il Presidente Hollande, richiedono l'istituzione dell'unione bancaria europea, quale strumento essenziale per il sostegno alla crescita economica. Nell'intenzione comune di Parigi e Roma, l'Europa deve essere centrale, in quanto coordinatrice della ripresa, attraverso una azione unitaria della gestione del credito, in grado di indirizzare lo sviluppo. Se, a prima vista, questa misura potrebbe insospettire gli scettici, specialmente quelli che vedono la UE in ostaggio della Germania, che potrebbe forse ricavare un potere ancora maggiore, la misura auspicata da Hollande e Letta, sembra piuttosto cercare scardinare la supremazia tedesca, grazie ad una maggiore condivisione decisionale del potere finanziario europeo. Del resto entrambi i leader hanno sottolineato come gli accordi europei già siglati, prevedono proprio attraverso queste intese l'attuazione dell'unione bancaria, sottolineando l'urgenza dell'applicazione dei provvedimenti, per migliorare la condizione sociale delle famiglie e la capacità delle imprese di produrre reddito. Questa visione contempla quindi una apertura espansiva, che pare in chiaro contrasto con gli indirizzi di rigore assunti fin qui dalla cancelliera Merkel. Quella che Italia e Francia stanno attuando è una strategia di accerchiamento che mira alla riduzione delle ferre regole vigenti in materia di bilancio, che hanno avuto un effetto di sterile risanamento dei conti pubblici, riducendo i consumi, impoverendo le persone e bloccando le entrate indirette degli stati, che si stanno assestando ben al di sotto delle previsioni. L'obiettivo di risollevare l'economia della zona euro è quello di raggiungere un accordo entro il prossimo consiglio europeo di Giugno, per fornire segni chiari al fine di sostenere la crescita attraverso il coordinamento delle politiche economiche e la realizzazione dell'unione bancaria. Le due personalità politiche hanno anche chiarito che questo indirizzo, che il Consiglio europeo dovrà per forza di cose, assumere, non dovrà in alcun modo essere alternativo ai criteri di stabilità fiscale. Con questo messaggio si spera di tranquillizzare i mercati e quei paesi dell'Europa del nord, che si sono accodati alla Germania nella condivisione della impostazione del rigore finanziario.
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