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giovedì 16 maggio 2013

Le sanzioni hanno funzionato con la Corea del Nord ma non con l'Iran

Secondo le Nazioni Unite la pressione internazionale, l'embargo economico e le sanzioni internazionali hanno causato la desistenza a persistere nel proposito della corsa agli armamenti nucleari della Corea del Nord. La questione ha tenuto banco per diverso periodo, sgonfiandosi quasi di colpo in maniera repentina, dopo che il mondo intero aveva temuto l'incidente nucleare, più volte minacciato da Pyongyang. Nonostante gli allarmi provocati, diversi esperti sudcoreani avevano sempre avvertito che il regime nordcoreano non si sarebbe spinto oltre le gravi minacce professate; ma molti analisti temevano ugualmente un colpo di testa del regime provato da una situazione economica molto grave e dalle minacce fatte espressamente contro gli Stati Uniti, diventati possibili bersaglio di missili con testate atomiche. Tuttavia, se l'escalation sembra essersi fermata, i progressi registrati dai test atomici di Pyongyang confermano l'avanzato grado raggiunto dalla tecnologia nucleare della Corea del Nord, grazie all'utilizzo del plutonio, che consente una maggiore miniaturizzazione degli ordigni e quindi una maggiore facilità di trasporto sui missili. La tregua attuale, dovuta senz'altro anche alle ragioni individuate dall'ONU, non sembra, però, essere frutto esclusivo di quanto dichiarato dalle Nazioni Unite: non è, infatti, immaginabile, che una pressione silenziosa della Cina, non abbia, almeno, contribuito a fermare lo sviluppo di una situazione che pareva indirizzarsi su di un binario pericoloso. D'altronde soltanto Pechino poteva esercitare ancora una influenza capace di sortire effetti positivi sul cosidetto stato eremita. La situazione della Corea del Nord non è però paragonabile a quella iraniana, dove le minacce non hanno sortito l'effetto analogo; va detto che Pyongyang dispone comunque dell'arma atomica e Teheran sembra esserne ancora lontana; ma resta il fatto che le condizioni imposte alla Corea del Nord dall'ONU hanno avuto effetto per l'autoisolamento che si è imposta Pyongyang, che non può godere della rete di relazioni tessuta dall'Iran, attraverso l'elemento religioso ed i grandi investimenti fatti verso i paesi in via di sviluppo a matrice islamica. Le due situazioni non sono quindi paragonabili ed il successo diplomatico ottenuto sul paese nordcoreano non sembra avere le condizioni per ripetersi in quello iraniano. Questo fatto può costituire un elemento aggiuntivo per i teorici dell'attacco preventivo all'Iran, sostenuto con forza dal governo israeliano in carica e che pare avere aperto una breccia anche nell'esecutivo di Washington, che ha preso atto del fallimento della politica delle sanzioni con il paese iraniano.

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