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martedì 11 giugno 2013

In Iran i riformisti cercano di compattarsi intorno ad un unico candidato

In Iran, nonostante la tanto temuta astensione, soprattutto giovanile, il movimento riformista cerca di sfruttare tutte le sue possibilità, aggregando le forze su di un solo candidato. Il ritiro di Mohammad Reza Aref dalla competizione presidenziale si può spiegare solo in tal senso. Come ha spiegato lo stesso candidato ritirato, la sua presenza alle elezioni non era nell’interesse del movimento, perché rischiava di frammentare il voto di tendenza riformista. Le attenzioni di questo movimento si spostano ora sulla candidatura di Hassan Rohani, che gode anche del favore dell’ex presidente Rafsanjani. La tattica usata dai riformisti non è però nuova, dato che anche il conservatore Ali Hadad-Adel, aveva rinunciato fin dallo scorso lunedi in favore della vittoria di un esponente dell’ala meno moderata. Questa situazione, quasi speculare nei due orientamenti politici contrapposti, è dovuta alla grande astensione che si prevede si verificherà e caratterizzerà la competizione presidenziale. La campagna elettorale si è svolta, finora, in tono minore, senza grande pubblicità o comizi, che avevano contraddistinto l’elezione del 2009. Questa strategia fa parte anche dei propositi delle autorità che detengono il potere che fanno di tutto per prevenire gli eventi di protesta seguiti alla elezione del presidente uscente. Quello che si è sviluppato tra la popolazione è un senso di profondo distacco dalla politica dovuto alla delusione della conduzione della cosa pubblica, in special modo il peggioramento costante dell’aspetto economico, quello più sentito dalla popolazione. L’apatia politica è stata, così, la conseguenza più rilevante, per la verità già presente da qualche tempo, che ha condizionato l’evento elettorale. Vi è poi l’aspetto dell’astensione giovanile, che è il più pesante sul totale del fenomeno. La popolazione iraniana sotto i trentacinque anni rappresenta praticamente la metà del totale dell’elettorato e si stima che soltanto un valore compreso tra il 30 e 40 per cento, di questa fascia di età si recherà alle urne. Il voto giovanile è tradizionalmente schierato verso i riformisti, che, verosimilmente, saranno così penalizzati nel computo finale dei voti. Proprio la valutazione del maggior gradimento di Rohani tra la popolazione giovanile è una delle ragioni che hanno indotto Aref alla rinuncia. Nel campo riformista si spera che questa decisione possa portare ad arrivare almeno al ballottaggio. Tuttavia la mancanza di una vera e propria unità nel movimento riformatore è un dato di fatto e la presenza di chi è convinto che soltanto l’astensione sia un segnale forte, praticamente di protesta, verso il potere dominante, rischia di essere il vero fattore decisivo per la vittoria dei conservatori.

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