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lunedì 17 giugno 2013

La vittoria di Rohani

Con l’elezione, avvenuta contro tutti i pronostici, del moderato Rohani alla carica di presidente iraniano, il paese e le sue stesse istituzioni di indirizzo conservatore, hanno compreso che era essenziale cambiare direzione per potere risollevare una nazione in grave difficoltà economica e sempre più isolata all’interno del panorama internazionale. Il ruolo degli elettori è stato chiaro: conferire la maggioranza, già al primo turno, al candidato riformista per ottenere un cambiamento nelle questioni interne del paese, soprattutto quelle economiche, mentre quello delle istituzioni, caratterizzate da una composizione ultraconservatrice, è stato quello di non ostacolare il passaggio di potere, come avvenne nel 2009, pena la sopravvivenza stessa della Repubblica Islamica . Hanno quindi vinto le priorità di un paese, che chiede un cambiamento interno, prioritariamente nella materia economica, che passa, giocoforza, attraverso la rimodulazione delle relazioni internazionali. Sono state, infatti, le sanzioni economiche, dovute alla questione nucleare, che hanno determinato la grave inflazione, intorno al 30%, e l’alto tasso di disoccupazione che hanno gettato l’economia iraniana ad un livello stimato al pari di quello greco. Rohani ha promesso cambiamenti, che non saranno repentini ma graduali, per non intaccare l’equilibrio che si dovrà creare con istituzioni conservatrici che si troveranno a confrontarsi con l’introduzione di nuovi modelli di gestione della cosa pubblica. Le aspettative di grandi settori della società, che hanno costituito la base elettorale del nuovo presidente, non dovranno essere deluse e ciò potrà concretizzarsi soltanto con proficue trattative con le potenze occidentali, dove dovrà essere salvaguardato il diritto dell’Iran ad un nucleare civile, che contempli la rinuncia ad ogni ambizione di diventare una potenza atomica militare. L’abilità e la flessibilità di Rohani è universalmente conosciuta negli ambienti diplomatici mondiali e costituisce un sicuro presupposto per raggiungere l’obiettivo di abbassare un periodo di tensione e favorire la ripresa economica iraniana. Questo dovrà essere il punto di partenza per agire sulle profonde disparità sociali presenti nel paese, attraverso una maggiore redistribuzione delle nuove risorse a favore dei ceti più deboli. Il parlamento ha assicurato la sua collaborazione, segno ulteriore della volontà nazionale di fare uscire la nazione dalle secche in cui si trova. Certo non bisogna aspettarsi un modello sociale che stravolga quello attuale, tuttavia, sono attesi diversi atteggiamenti, improntati alla minore rigidità, sui temi dei diritti civili e di espressione che potranno concretizzarsi nei miglioramenti richiesti dalle fasce di età più giovani.

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