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martedì 16 luglio 2013

Egitto: sempre più tesa la situazione nel Sinai

Le proteste che stanno avvenendo nella capitale egiziana, da parte dei sostenitori di Mursi e degli islamisti in generale, si stanno ripetendo anche con maggiore intensità, nella zona del Sinai. Diversi attentati, effettuati con lo scopo di indebolire l’esercito, si sono verificati nella zona, insieme con scontri ed aggressioni alle forze armate che presidiano questo territorio nevralgico per gli equilibri del paese e non solo. La strategicità della penisola del Sinai è centrale per la stabilità della regione mediorientale, giacché attraverso di essa si può accedere alla striscia di Gaza e vi sono i confini meridionali israeliani con l’Egitto. Nell’azione politica di Mursi il Sinai è stato centrale per il suo operato a favore del disarmo dei gruppi salafiti ed per il suo impegno ad una integrazione nelle strutture politiche locali di queste formazioni, inoltre il deposto presidente ha iniziato una azione tesa a porre fine alla discriminazione della popolazione beduina praticata in modo massiccio da Mubarak. Se, da una parte queste politiche hanno fatto guadagnare consensi per Mursi, non hanno posto fine, già durante la sua permanenza al potere, ai numerosi conflitti generati da fazioni presenti sul territorio con interessi opposti. Tuttavia la situazione si è aggravata con la presa del potere da parte dei militari, che sono percepiti ancora come figure esecutrici delle persecuzioni di Mubarak e come usurpatori, inoltre l’avere deposto Mursi, ha aumentato i sentimenti di inimicizia verso le forze armate, proprio per i consensi che aveva riscosso. Anche l’atteggiamento verso Israele, che è di sostanziale collaborazione, mette l’esercito in una situazione negativa di fronte alla popolazione, tradizionalmente vicina agli abitanti di Gaza. Gli islamisti che combattono l’azione delle forze armate in Egitto, proprio per evitare una laicizzazione della società, intendono costringere l’esercito ad aumentare considerevolmente la propria presenza nelle zone del Sinai per indebolire la capitale. La geografia del luogo favorisce le azioni terroristiche veloci e necessita di un presidio sempre maggiore, ma che spesso, non riesce ad assicurare il controllo assoluto del territorio. Inoltre le fazioni che combattono l’esercito regolare egiziano dispongono di armamenti anche sofisticati provenienti dalla Libia, che diventano un ulteriore fattore di complicazione per le forze armate. Oltre che dal punto di vista interno, la situazione preoccupa anche dal punto di vista internazionale: Israele ha stabilito da subito contatti con i militari egiziani dopo che questi hanno preso il potere, ma Tel Aviv si sente minacciata ed ha anch’essa intensificato la presenza dei propri militari sul confine egiziano e per ora sta monitorando attentamente la situazione, ma se questa dovesse precipitare non sono da escludere azioni autonome per tutelare il proprio territorio. Questa eventualità preoccupa non poco i militari egiziani, per gli effetti che potrebbe avere sul controllo della situazione del paese, irritando ulteriormente i movimenti confessionali di matrice fondamentalista. Per evitare ciò i contatti tra le due forze armate e tra rappresentanti dei due stati si sono fatti più frequenti. L’interesse di Israele è che l’azione politica dei militari egiziani abbia successo, in modo da scongiurare che al governo de Il Cairo non siano più presenti partiti di matrice islamica, che potrebbero ribaltare i rapporti con Tel Aviv, mettendo del tutto in pericolo la frontiera meridionale, dopo che quella settentrionale necessita di monitoraggio continuo per la guerra civile siriana.

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