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lunedì 22 luglio 2013
Giappone: la vittoria elettorale del governo provoca preoccupazioni internazionali
La vittoria alle elezioni della Camera alta del Giappone può dare ulteriore slancio all’azione politica del premier Shinzo Abe, ma preoccupa molto i paesi vicini. Il risultato garantisce una maggiore stabilità all’esecutivo in carica, grazie alla maggioranza in entrambi i rami del parlamento. Nella politica interna i nuovi equilibri potranno permettere il potenziamento delle riforme economiche basato su di una azione che fa leva sulla politica monetaria attraverso la svalutazione dello yen, la spesa pubblica e le riforme strutturali, come, ad esempio quella del mercato del lavoro, caratterizzata da regole che facilitano si all’assunzione, ma anche il licenziamento dei lavoratori, combinato con l’aumento delle tasse per rallentare il volume del debito. Questa azione riflette la ricerca del consenso di un corpo elettorale preoccupato dall’andamento dell’economia e che è risultato particolarmente concentrato su questi temi; proprio per questo la promessa di Shinzo Abe di riportare il Giappone ad essere più competitivo sulla scena economica mondiale lo ha premiato con la vittoria elettorale. Ma insieme ai temi riguardanti la sfera economica, il programma di Abe presenta elementi che non sono certamente secondari ne collaterali. Si tratta di argomenti di politica internazionale che potranno avere tutta una serie di conseguenze nella delicata area del sud est asiatico. La volontà di riformare la costituzione, scritta a quattro mani con gli USA, alla fine del secondo conflitto mondiale, in una nuova ottica senza dubbio meno pacifista, preoccupa paesi del calibro di Cina e Corea del Sud, che hanno contenziosi annosi con il Giappone per i trattamenti ricevuti dalla loro popolazioni durante l’occupazione nipponica. Pur essendo ormai lontano nel tempo l’eco di quegli avvenimenti, non si è affatto sopita nei sentimenti nazionali l’avversione per l’impero del sol levante. Le intenzioni di trasformare le forze di autodifesa, in un esercito fornito di armamenti moderni e capace di operare anche fuori dai confini nazionali è uno dei pilastri del programma politico di Abe, che serve a sostenere una nazione più forte sulla scena mondiale, capace di assicurare il dovuto sostegno all’alleanza con Washington. In realtà il governo del Giappone ha dimostrato recentemente di fare leva sul nazionalismo sempre presente nel paese, per rivendicare la sovranità su alcuni gruppi di isole con la Cina e la Corea del Sud, arrivando più volte a sfiorare l’incidente diplomatico, foriero di conseguenze più che pericolose. Se da un alto agli USA può fare comodo un alleato determinato contro la Cina, nello stesso tempo è evidente che Tokyo possa sfuggire ad un controllo diplomatico americano provocando sviluppi del tutto inattesi e non certo graditi. Per gli Stati Uniti potrebbe profilarsi un altro alleato del tipo di Israele, questa volta nell’altrettanto delicato scenario del sud est asiatico, non certo facile da gestire, ma al quale è impossibile negare aiuto. Esiste poi la questione dei contrasti tra Tokyo e Seul, dove la Corea del Sud risulta altrettanto importante per gli USA, per la sua posizione strategica ed il ruolo chiave di contenimento dello stato atomico della Corea del Nord. Washington non ha certo bisogno di diatribe all’interno della sua alleanza e l’atteggiamento di Shinzo Abe potrebbe diventare anche contro producente.
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