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venerdì 5 luglio 2013

Israele avvantaggiato dalla caduta di Mursi

Una delle possibili conseguenze accessorie della caduta di Mursi è rappresentata dalla stabilizzazione dei rapporti tra Israele ed Egitto. A Tel Aviv la caduta del presidente egiziano è stata accolta come un fatto positivo, che potrebbe riportare i rapporti tra i due paesi verso condizioni più stabili. Sebbene Israele abbia sempre mantenuto un silenzio del tutto diplomatico, sia durante la presidenza Mursi, che durante i recenti sviluppi, l’avvento al potere dei Fratelli Musulmani era vissuto con apprensione per le concrete possibilità di facilitare i movimenti di Hamas, tra la striscia di Gaza ed il paese egiziano. Ciò aveva determinato una necessità di schierare un maggior numero di truppe sul confine del Sinai. L’orientamento decisamente più laico delle forze armate dell’Egitto, permette ad Israele di guardare con più fiducia gli sviluppi della situazione nel paese delle Piramidi, anche in ragione del tradizionale legame che vi è sempre stato tra le forze armate egiziane e gli Stati Uniti, che durante la dittatura di Mubarak, non hanno mai fatto mancare rifornimenti bellici. D’altronde proprio per Washington avere un rapporto più stretto con Il Cairo, in un quadro di equilibrio del paese, risulta fondamentale nella strategia mediorientale, sia per la grande influenza del paese sul mondo arabo, che per la sua collocazione geografica, che in caso di accordo, permette, appunto, ad Israele una maggiore tranquillità sul confine meridionale. Nello stesso tempo le tendenze non confessionali delle forze armate egiziane, assicurano un contrasto all’estremismo religioso, specialmente nella zona del Sinai, dove l’azione preventiva dell’esercito era frenata dal governo di Mursi, ora, al contrario, per i militari vi è maggiore libertà di azione contro i potenziali terroristi. Secondo fonti israeliane le due parti, dopo la destituzione del presidente Mursi, avrebbero rinforzato la collaborazione per la sicurezza, che, peraltro, non era stata interrotta con la caduta di Mubarak. Tuttavia un aspetto non trascurabile per Israele sono le minacce ricevute per rappresaglia che provengono da settori particolarmente estremi del mondo islamico egiziano, delusi dalla caduta di Mursi; per fare fronte a possibili attacchi, Israele ha concordato con l’Egitto una maggiore presenza di militari egiziani nel Sinai, per prevenire eventuali prove di forza dei militanti islamici. La previsione che è maggiormente accreditata nel paese israeliano è quella di una permanenza duratura da parte dell’esercito al centro della scena politica egiziana, in quanto le forze armate rappresentano il soggetto più coeso e radicato nel territorio e molto difficile da esautorare, come dimostrano le vicende di questi giorni. Ciò anche a causa della mancanza di una personalità politica forte, in grado di frenare l’azione delle forze armate, come avvenuto in Turchia con Erdogan.

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