Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
venerdì 5 luglio 2013
La Bolivia ed altri paesi sudamericani protestano per la violazione del diritto internazionale causata dal divieto di sorvolo al presidente Morales
Come preventivato, le conseguenze del divieto di sorvolo imposto al Presidente boliviano da alcuni stati europei, ha generato una dura presa di posizione da parte di sei paesi membri dell’Unione delle Nazioni Sudamericane, che hanno condannato la restrizione alla libertà di movimento di un capo di stato, in palese violazione delle norme di diritto internazionale. La causa del rifiuto della concessione dell’utilizzo dello spazio aereo è stata individuata nella possibilità che l’aereo presidenziale, partito da Mosca, potesse ospitare l’analista della CIA Snowden, presente nell’aereoporto moscovita, che aveva richiesto anche alla Bolivia asilo politico. In realtà questa motivazione, pur essendo la più probabile, è stata finora ipotizzata, dato che ne i paesi europei coinvolti, ne gli Stati Uniti si sono espressi in maniera ufficiale. Se, però, questa ipotesi fosse veritiera, alla violazione del diritto di sorvolo si sommerebbe anche l’ingerenza nelle prerogative di uno stato sovrano, avendo cercato di impedire alla Bolivia di fornire asilo ad un richiedente. Poco importa che Snowden non fosse sull’aereo e che la buona volontà dell’Austria abbia evitato una pericolosa evoluzione della vicenda. I capi di stato di Argentina, Ecuador, Venezuela, Uruguay e Suriname, hanno firmato una dichiarazione che richiede le scuse pubbliche e spiegazioni esaurienti sul loro comportamento ai governi di Francia, Portogallo, Spagna e Italia. Si tratta dell’apertura di un vero e proprio incidente diplomatico, che costituisce un chiaro esempio di come il diritto internazionale resti spesso inapplicato e violato da quegli stessi soggetti che dovrebbero contribuire alla efficacia delle norme che regolano la vita tra gli stati. Molto grave è che questa violazione provenga da democrazie mature, che spesso si ergono a paladini e giudici del comportamento degli altri stati. Resta il problema del rispetto del diritto internazionale, un aspetto dei rapporti tra gli stati che ultimamente vede un progressivo deterioramento, causato dall’interpretazione di norme a misura della situazione e dello stato più potente. Un altro aspetto, questa volta politico, è costituito dalla posizione degli USA, che restano i principali sospettati di avere ispirato il comportamento degli stati europei: questo episodio rischia di rovinare l’incessante lavoro di Obama per accreditarsi sotto un’ottica differente proprio di fronte ai paesi sudamericani, dopo anni che la bandiera a stelle e strisce è stata vissuta come un emblema dell’imperialismo e dell’ingerenza negli affari interni di diversi stati di questa zona del mondo. Già il trattamento della vicenda Snowden è stato infelice, perché ha mostrato tutta la vulnerabilità dei sistemi di protezione degli USA, che sono stati messi anche in cattiva luce presso gli alleati europei, peraltro gli stessi che dopo avere protestato avrebbero messo in atto la violazione contro Morales, facendo intravedere nella delicata gestione di aspetti importanti quali la sicurezza e la difesa, un certo dilettantismo preoccupante. Ma il rimedio sarebbe stato ancora peggio del male, se fosse vero che Washington avesse influenzato importanti paesi europei a punire il presidente di uno stato sovrano, mettendolo in pericolo, perché intendeva offrire asilo politico. Poi il fatto che ciò non corrispondeva neppure a verità, aggrava ulteriormente la percezione delle capacità della gestione complessiva del fatto. Sarà ora importante vedere come intenderanno giustificarsi i paesi chiamati in causa, anche alla luce di possibili azione che la Bolivia intenderà intraprendere, come la minacciata chiusura dell’ambasciata americana, ma soprattutto, se La Paz, già ufficialmente appoggiata da diversi paesi sudamericani, presenterà una denuncia all’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite. Sarebbe oltremodo imbarazzante per Parigi, Lisbona, Madrid e Roma doversi difendere dall’imputazione della violazione dei diritti umani relativi ad un capo di stato.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento