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giovedì 25 luglio 2013
L'opposizione siriana non integralista chiede aiuto all'occidente
La visita in Francia del principale esponente dell’opposizione della Siria, Ahmad Jarbe, accompagnato dal capo dell’esercito siriano libero, Salin Idriss, ha lo scopo di dare risalto internazionale al nuovo soggetto politico siriano, nato dall’unione degli oppositori del regime di Damasco, contraddistinto dalla aperta rivalità con le forze, che anch’esse combattono Assad, di impronta jihadista. Il risconoscimento internazionale è propedeutico alle richieste di aiuti per la fornitura di armi, materiale ed assistenza medica ed appoggio diplomatico. La nuova connotazione dell’opposizione siriana è data dall’unione di soggetti differenti, ma che si richiamano alla soluzione elettorale per il dopo Assad, la composizione eterogenea comprende esponenti dei fratelli Musulmani, dei liberali, cattolici ed annovera, tra le sue fila, un numero sempre più crescente di donne, fattore distintivo in un paese a maggioranza islamica. Gli obiettivi immediati dell’opposizione sono la gestione diretta dei territori siriani situati ad est ed a nord del paese, dove il regime non ha più la reale sovranità ma dove sono anche presenti consistenti forze che si richiamano alla Jihad islamica. Questa realtà rischia di innescare un conflitto tutto interno agli oppositori di Assad che potrebbe favorire il dittatore. Del resto, per ora, ciò non è successo perché il nemico comune aveva in questi territori una forza considerevole, ma gli opposti intendimenti sulla gestione del potere fanno presagire contrasti insuperabili, che avranno alte possibilità di sfociare in scontri armati. La distanza tra le differenti visioni è stata sottolineata anche a Parigi da Ahamad Jarbe, che ha condannato le dichiarazioni di Nosra Mohammed Joulani, capo dei jihadisti siriani, che per il futuro siriano non vede un ruolo dei partiti ed uno sviluppo democratico della situazione, ma piuttosto l’applicazione integrale della legge islamica. La presenza di gruppi combattenti che si richiamano a questa soluzione, è stato l’ostacolo maggiore, agli occhi degli occidentali, per la fornitura di armamenti sofisticati in grado di competere con la forza aerea di Damasco, proprio per i timori di rinforzare con armi all’avanguardia movimenti di fondamentalisti islamici. Ahamad Jarbe ha però fornito una nuova visione dello scenario frammentato degli oppositori di Assad: seconda questa versione gli appartenenti alla jihad non sarebbero così numerosi ed il loro ruolo nei combattimenti contro Damasco sarebbe ingigantito dai mezzi di informazione. Una spiegazione che potrebbe avvalorare ciò consiste nel fatto che i radicali islamici compiono atti violenti molto appariscenti nell’economia della guerra civile e quindi assumono maggiore visibilità, un’altra spiegazione, certamente complementare e non alternativa alla precedente, potrebbe essere da ricercare nel ruolo della televisione Al Jazeera, che trasmette dal Qatar, che sarebbe il principale alleato e fornitore proprio delle milizie islamiche. Secondo il generale Salim Idriss, l’azione dell’esercito siriano libero, non contempla alcuna alleanza, ne generale ne locale e neppure scambio di informazioni con le forze jihadiste. Risulta chiaro come gli sforzi dell’opposizione siriana per accreditarsi come interlocutore affidabile per l’occidente siano necessari per l’esito del conflitto, anche in funzione degli stessi interessi occidentali, che mirano a sottrarre la Siria dall’influenza iraniana. Tuttavia la lotta appare ancora lunga, ed una delle motivazioni è proprio data dall’indecisione con cui USA ed Unione Europea affrontano la questione degli aiuti militari. Proprio per questo la missione di Jarbe mira a sbloccare una situazione che sta durando troppo a lungo e che rischia di diventare un fattore decisivo a favore di Assad.
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