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mercoledì 4 settembre 2013

Ban Ki-Moon teme l'attacco americano

Il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, teme che una eventuale azione militare contro la Siria, possa avere l’effetto di aumentare in modo esponenziale il numero delle vittime. In effetti questa eventualità è stata paventata anche dall’opposizione siriana, come effetto di un attacco limitato, che non sia in grado di annientare Assad. Le ragioni della massima carica dell’ONU vanno, invece, nella direzione opposta, perché le Nazioni Unite sarebbero sottoposte ad ulteriore pressione, che metterebbe ancora più in evidenza l’imbarazzante inutilità dell’organizzazione internazionale nella gestione della crisi. Ban Ki-Moon spera fortemente che gli USA non mettano in azione la loro macchina militare, che potrebbe avere come conseguenza l’allargamento della crisi nella regione medio orientale, un compito altamente improbo per le capacità del Palazzo di vetro. A sostegno delle proprie ragioni il Segretario generale dell’ONU, mette in dubbio i presupposti legali di un attacco statunitense, citando l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che contempla l’uso della forza di una nazione contro un’altra solo per legittima difesa o se avviene con l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza. Obama, però, puntando sull’azione militare come ritorsione contro l’uso delle armi chimiche, sceglie, in maniera evidente, una lettura estensiva dello stesso articolo, basata sulla prevenzione di un possibile attacco contro installazioni americane o paesi alleati potenzialmente condotto con agenti non convenzionali. Sarà su questa interpretazione che gli Stati Uniti, se lo attueranno, baseranno i presupposti legali per l’attacco contro la Siria. Quanto all’autorizzazione del Consiglio di sicurezza, risulta ormai evidente, come questo organo sia sorpassato e mantenga in ostaggio tutta la comunità internazionale, sottoposta ai voleri di cinque stati membri, che abusano secondo la propria convenienza, pratica usata più volte dagli stessi USA, dello strumento del diritto di veto. Ban Ki-Moon, elogiando il lavoro degli ispettori delle Nazioni Unite in Siria, ha anche affermato che, qualora l’uso delle armi chimiche venisse accertato, sarebbe lo stesso Consiglio di sicurezza a superare le divisioni e trovare un accorso sanzionatorio contro Damasco. L’ipotesi appare, però, peregrina, perché l’ostruzionismo di Russia e Cina non ha permesso un soluzione condivisa fin dall’inizio della crisi, causando così una totale immobilità, che ha permesso il gran numero di morti, che pare anche destinato a salire. Parallelamente alla paralisi del Consiglio di sicurezza, anche la diplomazia dell’ONU non ha raggiunto alcun risultato e proprio in rapporto a questo fatto le parole del Segretario Ban Ki-Moon che ha parlato, in caso di conferma dell’uso delle armi chimiche, di un crimine che non dovrà essere impunito, appaiono ancora una volta soltanto formali, vuote e prive di credibilità.

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