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lunedì 23 settembre 2013

Fratelli Musulmani illegali in Egitto

Un tribunale della capitale egiziana ha posto fuori legge i Fratelli Musulmani, l’organizzazione di matrice islamica più influente nel mondo arabo. La sentenza prevede lo scioglimento del gruppo, fondato nel 1928, e la confisca di tutti i suoi beni. Inoltre lo scioglimento riguarda anche le organizzazioni satelliti ed affiliate. Si tratta di una sentenza attesa, che, tuttavia, mette ancora una volta in discussione la liberalità del governo insediatosi con il colpo di stato militare. Attraverso la sua diffusione capillare l’attività del movimento aveva sopperito alla politica sociale del governo di Mubarak, operando contemporaneamente sia sul fronte religioso, che su quello dell’assistenza, sia medica, che economica e della carità, spesso in parti del tessuto sociale egiziano, condizionato da estrema povertà ed analfabetismo. Proprio questa opera incessante aveva portato alla vittoria elettorale la parte politica del movimento, il Partito Libertà e Giustizia, che aveva posto Mursi ha ricoprire la carica di presidente della nazione. Il movimento è stato accusato, nella fattispecie singola che ha portato al suo scioglimento, di detenere armi ed esplosivi e quindi di essere una minaccia per la sicurezza e l’unità nazionale. Queste ragioni contengono delle verità inconfutabili, proprio per l’azione praticata in risposta al colpo di stato, da parte di attivisti della fratellanza. Parallelamente all’attività militare di contrasto all’esercito i Fratelli Musulmani hanno continuato la loro opera assistenziale, che costituisce il presidio delle fasce più deboli del paese; ma con la confisca dei beni questa attività rischia di interrompersi scatenando una ondata di protesta, che può portare la situazione verso effetti completamente opposti da quelli dove intendeva portare il provvedimento. L’impressione è che l’esercito abbia effettuato una valutazione errata della situazione generale, inasprendo la situazione con risultati che difficilmente potranno portare quella stabilità politica che manca al paese. Resta pur vero che i Fratelli Musulmani, che durante la presidenza di Mursi hanno fatto di tutto per non rispettare le minoranze, seguendo una politica assolutista, incompatibile con la democrazia, hanno irrigidito oltre misura la loro posizione politica, rifiutando ogni sorta di dialogo con il nuovo esecutivo, ma la sentenza mette in evidenza la scarsa capacità e propensione, sia del nuovo governo, che dei militari, ha raggiungere un accordo basato sulla diplomazia. Un altro errore delle forze armate consiste nel mettere fuori legge una organizzazione, che ha vissuto la maggior parte della sua vita in clandestinità ed è quindi preparata ed organizzata per affrontare anche questa nuova fase fuori legge, potendo anche contare sui ricchi finanziamenti che provengono dall’estero. Difficile che questa sentenza possa avere l’appoggio di tutta la popolazione sempre più divisa tra filo islamisti e contrari all’instaurazione della legge islamica nel sistema legale del paese, ma certamente porterà esasperazione ulteriore nel campo islamico. L’Egitto attuale è un paese spaccato, che avrebbe bisogno di fattori unificanti nel pieno rispetto di tutti, mentre l’immobilità della parte religiosa, che rifiuta il dialogo ad oltranza, genera, poi, delle reazioni violente da parte dell’esercito, sia sotto forma di repressione violenta, che di misure restrittive imperniate sul piano legale, che non fanno altro che aumentare la ribellione. Il paese appare in ostaggio di queste forze che non sanno trovare un punto di intesa capace di portare distensione, mentre i partiti laici sono risucchiati in questo dualismo deleterio, senza riuscire a fare alcunché.

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