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giovedì 26 settembre 2013
L'Europa deve vigilare sul suo livello di democrazia
Una analisi della UE sulla qualità della democrazia al’interno dei paesi dell’unione ha prodotto risultati sconfortanti. Esistono numerosi campanelli d’allarme che si concretano in situazioni tangibili, che consentono, purtroppo, di affermare che il livello della democrazia nel vecchio continente, non solo è sceso, ma occorre vigilare affinché non si deteriori in maniera pericolosa. Uno degli aspetti consueti che mettono in pericolo la qualità della democrazia è l’alto grado di corruzione presente in vario modo in tutti gli stati, ma con valori differenti, che raggiungono i valori più alti nell’Europa meridionale e nei paesi dell’est europeo. Si tratta di un fenomeno in parte endemico ed in parte aumentato con la crisi finanziaria, l’aspetto della corruzione, oltre che mettere in pericolo i valori democratici, si interseca direttamente con i problemi economici, sottraendo al PIL complessivo della UE ben l’1%; ma è chiaro che il dato disaggregato presenta valori differenti se presi in considerazione i singoli stati. Tuttavia la preoccupazione maggiore deriva dal progressivo affermarsi di fenomeni relativi all’intolleranza razziale, religiosa, verso le minoranze e quella politica. Si tratta di pericoli oggettivi che si traducono spesso in atti di violenza ed intolleranza che mettono a repentaglio l’esercizio democratico comune. Spesso queste forme, incompatibili con i valori democratici, danno forma ad associazioni e perfino partiti, che vengono ammessi a regolari elezioni, che consentono ai loro esponenti di prendere parte alla vita attiva dello stato, in aperta contraddizione con le loro stesse idee, ma, che, nel contempo, gli permettono di minare le istituzioni dall’interno e non più solo dalle piazze. Va detto che questi segnali derivano, in parte, dalla incapacità delle stesse democrazie di creare anticorpi adeguati restando al passo con i tempi attuali, che vedono grandi cambiamenti e stravolgimenti sociali. L’applicazione selvaggia del processo di globalizzazione mondiale avvenuto troppo in fretta e sottovalutato, per quanto riguarda, specialmente, la parte relativa all’impatto sui tessuti sociali, dai governi e dalle istituzioni, aveva già fornito pericolosi segnali, che si sono accentuati in maniera ancora più corposa con l’avvento delle crisi economiche. La paura del diverso e l’erosione dei piccoli capitali familiari, le sempre più scarse occasioni di lavoro, che avvengono spesso in un quadro politico frustrante e di eccessiva burocrazia, sono stati fattori che si sono saldati ed hanno fatto da detonatore contro istituzioni sempre più lontane ed incapaci di governare questi fenomeni. Si sono così affermati movimenti estremisti che hanno avuto come loro segno distintivo l’azione violenta e la pressoché totale mancanza di rispetto e di riconoscimento dei valori democratici, anzi si sono fatti forti proprio di questi aspetti identificandoli come pratica di lotta allo stato inefficiente e corrotto, che dovrebbe essere interpretato come motivo di onestà intellettuale. Al contrario dei regimi dittatoriali, dove la democrazia viene cancellata dall’alto, spesso con un singolo atto di forza, l’Europa potrebbe patire una disgregazione dei valori democratici dal basso, come conseguenza di azioni governative deficitarie. Non si tratta di eventualità da sottovalutare, se a livello complessivo la vita democratica si esplica con le consuete modalità, nel particolare si possono incontrare sempre più frequentemente fenomeni capaci di alterare il livello di garanzia dei diritti, che si può espandere in maniera pericolosa. Non è difficile individuare nei mezzi correttivi e preventivi di questa degenerazione della democrazia, la necessità di incrementare pratiche redistributive più diffuse, che possano alzare i redditi ed insieme attenuare i crescenti fattori antidemocratici. Se questa medicina è ovvia, più difficile trovare i mezzi per somministrarla in un quadro politico generale troppo attento ai valori economici ed obbligato a rispettare ferrei vincoli di bilancio, che potranno, forse, migliorare le performance delle borse ma non certo il benessere dei cittadini, dei quali i più scontenti saranno coloro che appoggeranno ed aderiranno ai movimenti praticanti valori non democratici. Per l’Europa è il caso, quindi, di non preoccuparsi soltanto dell’economia ma con la stessa attenzione ed impegno anche al deteriorarsi della democrazia, che non deve più essere vista come un dato acquisito ed un valore incorruttibile, ma, al contrario un fattore essenziale su cui vigilare e da fare crescere continuamente.
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