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mercoledì 16 ottobre 2013
Gli sviluppi positivi della trattativa di Ginevra sul nucleare iraniano
Le trattative di Ginevra sul nucleare iraniano sembrano avere imboccato la strada giusta per una soluzione della questione. La preoccupazione iraniana, tesa a tranquillizzare l’occidente circa gli scopi civili del suo sviluppo atomico, resta il cardine attorno al quale si muove l’azione degli uomini di Teheran. Il piano iraniano si compone essenzialmente di due fasi, dove nella prima, che si prevede di una durata di circa sei mesi, lo scopo principale sarà proprio ristabilire la fiducia con il panorama internazionale, anche attraverso il permesso, per gli ispettori dell’AIEA di effettuare visite a sorpresa ai siti iraniani. Si tratta dell’elemento operativo di maggiore novità finora concesso dallo stato di Teheran e che mira, senza dubbio alcuno, ad eliminare ogni dubbio circa la natura del nucleare iraniano. Se i riscontri saranno positivi si potrà passare alla seconda fase degli accertamenti di verifica, che sarà quella di chiusura, dove l’Iran attuerà in via definitiva le disposizioni dell’AIEA; questo dovrebbe permettere di ottenere la revoca delle sanzioni internazionali, che è l’elemento che costituisce la parte più importante del programma elettorale, sulla cui base Rohani ha costruito la sua vittoria alle urne. La parte più importante del negoziato consiste proprio nella sicurezza dell’accertamento, che l’Iran non abbia arricchito l’uranio fino al livello adatto per essere impiegato per scopi militari. Per gli USA avere questa sicurezza è fondamentale, come più volte sottolineato dal Segretario di stato Kerry. La sottoscrizione del protocollo, che prevede le ispezioni senza preavviso, da parte iraniana, costituisce un veloce passo avanti nella trattativa, che giunge quasi inaspettato, in un momento quasi iniziale delle trattative. Il cambio di marcia imposto da Rohani dimostra la volontà di concludere una vicenda annosa, che ha messo l’Iran in forte crisi economica e diplomatica, da cui il paese vuole uscire a tutti i costi. Se la trattativa arriverà a conclusione in modo positivo gran parte delle frizioni con l’occidente saranno appianate, ma resteranno sul terreno gli argomenti di geopolitica, come la vicenda siriana e l’inimicizia con gli stati sunniti. L’impressione è che gli Stati Uniti puntino ad una veloce risoluzione della questione nucleare, come l’Iran, del resto, per poi affrontare, in un clima di maggiore distensione, le questioni inerenti Siria, Palestina e le diatribe del Golfo Persico. Se questo è vero, si comprende come mai gli USA abbiano investito tanto sulla soluzione di un argomento, che può aprire a risoluzioni positive ad un ampio ventaglio di questioni. Resterà da convincere gli alleati della regione più riottosi, che non si fidano della svolta iraniana, come Israele ed Arabia Saudita; ma di fronte ad un accertamento certificato dall’ONU, anche loro dovranno accettare la soluzione e cominciare a considerare la possibilità di reciproci riconoscimenti diplomatici, nel quadro, programmato da Obama, di un clima più conciliante. Infine, se si raggiungerà l’accordo si potrà mettere la parola fine ai venti di guerra che hanno percorso l’asse tra Tel Aviv e Teheran, scongiurando una vicenda che poteva avere sviluppi irreparabili.
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