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lunedì 7 ottobre 2013

Il terrorismo islamico nel nord Africa

Dopo l’intervento francese in Mali, che ha costretto i terroristi fondamentalisti aderenti ad Al Qaeda ad una ritirata strategica, la geografia del terrore in nord Africa è in continua evoluzione. Le principali destinazioni di fuga degli aderenti al gruppo terroristico sono state il Niger e la Libia. La situazione più preoccupante è proprio costituita dal paese libico, che dopo la caduta di Gheddafi non ha ancora raggiunto una propria stabilità e standard di sicurezza accettabili, come dimostra il recente blitz delle forze speciali americane contro un esponente di spicco della rete terroristica islamica rifugiato in Libia. Le proteste del governo di Tripoli sono state un atto dovuto alla prassi internazionale, ma servono soltanto a confermare la permeabilità del paese alle organizzazioni terroristiche che vi trovano rifugio. La maggiore concentrazione degli jihadisti espulsi dal Mali si trova nella regione meridionale del paese libico, il Fezzan, che ha una superficie della grandezza della Francia, ma con soltanto mezzo milione di abitanti; questa scarsa densità di popolazione favorisce l’attività operativa dei terroristi, soprattutto per autofinanziarsi, che verte principalmente sul traffico di droga e di esseri umani. Le autorità libiche, ancora in fase di organizzazione, non riescono ad imporre il loro controllo in un territorio tanto vasto e popolato anche da bande ostili al nuovo governo, che spesso si alleano con i movimenti terroristici. Secondo le autorità francesi sarebbe stato pianificato ed attuato proprio da questa zona l’attacco all’impianto per la produzione di gas in nel sud dell’Algeria. Occorre ricordare che nel nord Africa il ramo di Al Qaeda è nato nel 2006 e gode di una radicazione nei territori non urbanizzati, che gli permette di sopperire alle ormai frequenti perdite con un sempre nuovo reclutamento, che, a sua volta, da al movimento una grande capacità di movimento in terreni impervi, in cui è necessaria una profonda conoscenza delle vie di comunicazione. Anche in Tunisia si replicano queste situazioni: malgrado un contrasto delle forze governative le montagne della zona centro occidentale, permettono rifugi quasi impenetrabili, ideali per la costruzione di basi logistiche. Per ora soltanto il Marocco sembra essere l’unico paese del nord Africa senza una minaccia di Al Qaeda sul suo territorio, grazie ad un incessante lavoro di intelligence delle forze locali con quelle occidentali e con quelle delle monarchie arabe del Golfo Persico, tuttavia sarebbe in corso un processo di reclutamento da parte di Al Qaeda, che punta ad assoldare giovani marocchini tra le sue fila, peraltro, nonostante il Marocco non sia mai stato colpito dall’azione del movimento terrorista islamico, è risaputa la presenza di marocchini nei gruppi jihadisti, sia nel Sahel che in Siria, dove esisterebbe una brigata che ha nei piani futuri di trasferire la jihad anche entro lo stato del Marocco, con l’obiettivo di sovvertire l’ordine nazionale, cosa che appare tutt’altro che facile per la politica più aperta del Re del Marocco.

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