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giovedì 31 ottobre 2013

La strategia terroristica per bloccare la riconciliazione in Tunisia

La strategia del terrorismo che opera in Tunisia, sta passando ad una intensificazione degli attentati per mettere nel paese un clima di paura, una tensione continua capace di bloccare le attività economiche della nazione. Infatti uno dei principali bersagli è colpire l’economia del turismo, uno dei pochi settori ancora trainanti dell’economia tunisina. I colpi inferti al turismo seguono quelli assestati alle forze di sicurezza, che presidiano le zone rurali e quelle dove si concentra maggiormente l’opposizione. Il quadro è chiaro indebolire l’assetto dello stato, per favorire una maggiore penetrazione dei movimenti radicali, in primo piano quello salafita, con l’intento di potere fermare gli atti terroristici in cambio di una pacificazione a senso unico, che preveda, cioè, l’instaurazione della svaria. La Tunisia è stato il paese da cui è partita la primavera islamica, quello in cui si riponevano maggiori speranze per l’instaurazione di una democrazia libera dagli influssi religiosi, ma i risultati elettorali hanno anticipato quello che sarebbe successo negli altri paesi arabi, teatro delle rivolte. Ma l’affermazione dei partiti confessionali non ha garantito la governabilità, ricalcando gli scenari della difficile gestione del potere visti anche in Egitto. La reazione al ritorno sulla scena dei partiti laici ha esasperato gli aderenti più convinti dei movimenti islamici, che non sono riusciti a trovare una via di conciliazione, in ragione di una errata interpretazione del voto, completamente al di fuori della logica democratica, che doveva consegnare l’intero potere a chi era uscito vincitore, senza la presenza dei logici contrappesi politici, previsti per la tutela delle opposizioni. Questa lotta si è concretizzata in una pratica del terrorismo che ha preso inizialmente come obiettivi tutti i luoghi pubblici affollati come supermercati, scuole, luoghi istituzionali, con l’intento di dare una forma urbana agli atti terroristici, per fiaccare il tessuto sociale desideroso di trovare sicurezza e stabilità. La reazione delle forze di polizia e movimenti jihadisti, sono così registrati in aumento e pongono il paese in uno stato di costante apprensione. Questo scenario sta accadendo mentre sono in corso i negoziati tra gli islamisti, che sono al potere, ed i partiti laici, per trovare una intesa, che possa portare la Tunisia a nuove elezioni, tramite la costituzione di una agenzia governativa indipendente. L’accadimento cronologico degli attentati rivela, però la pericolosa programmazione degli atti terroristici, che avvengono puntuali, ogni qualvolta sembra arrivare in prossimità di una soluzione praticabile verso una riconciliazione, ormai essenziale per il paese.

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