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venerdì 22 novembre 2013

Rallenta la trattativa sul nucleare iraniano

La soluzione della trattativa per il nucleare iraniano, che pareva vicina, tarda ad arrivare. Nonostante le volontà, dichiarate più volte, siano unanimi tra le parti in causa, per raggiungere l’obiettivo finale, esisterebbero evidenti ostacoli che non permettono la conclusione del negoziato. Ufficialmente questi impedimenti sono tenuti segreti per non compromettere le possibilità positive di riuscita, ma potrebbero riguardare le materiali condizioni di accesso ai siti sospetti e le modalità delle ispezioni a sorpresa. Un’altra possibilità, non in contrasto con l’ipotesi precedente, potrebbe riguardare l’irrigidimento della Francia, seguito alla visita in Israele del presidente Hollande ed anche alle pressioni di Tel Aviv e Riyad nei confronti di Washington. Tali pressioni potrebbero avere indotto gli Stati Uniti ad un rallentamento delle trattative, prima del raggiungimento del risultato finale, per convincere gli alleati più scettici, forse cercando di portare a riprova del buon esito del negoziato, condizioni di ispezione ancora più favorevoli per il personale addetto al controllo dello sviluppo della tecnologia atomica iraniana. Occorre ricordare che il negoziato alla sua partenza aveva subito fornito impressioni molto favorevoli per la disponibilità degli iraniani, circa l’accertamento su possibili siti nascosti dove si poteva sospettare che gli studi sul nucleare potessero applicarsi a sviluppi militari. Questo clima aveva indotto non solo gli osservatori, ma gli stessi partecipanti alle trattative circa la possibilità di raggiungere un accordo in tempi rapidi. L’ottimismo dimostrato è stato eccessivo, sia per gli ostacoli incontrati nello sviluppo della trattativa, sia per il clima internazionale che si è venuto a creare, dove alcuni importanti paesi alleati degli americani hanno dimostrato il loro profondo scetticismo osteggiando la negoziazione. Tuttavia le profonde differenze che esistono rispetto ai summit, che avvenivano quando Rohani non era presidente, si concretizzano nel fatto che tutte le parti in causa sono interessate ad ottenere un risultato positivo e lavorano quindi in quel senso. Per l’Iran è fondamentale rompere l’isolamento internazionale e con esso avviare la fine delle sanzioni, per risollevare la propria economia, per gli USA è essenziale chiudere una questione che rappresenta un obiettivo dichiarato da Obama nel quadro della sua politica estera. Se i delegati sapranno eliminare le differenze, che a questo punto, ci si augura siano ormai minime, la trattativa dovrebbe chiudersi entro breve tempo, almeno negli aspetti fondamentali e più importanti.

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