Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
lunedì 9 dicembre 2013
I limiti della UE sulla vicenda ucraina
Non si deve limitare l’analisi della vicenda Ucraina ad un fatto interno, dove due fazioni si scontrano per l’ingresso in Europa, ma allargare la visuale alla più complessa questione dei rapporti tra UE e Russia. Questa è, sullo sfondo della crisi di Kiev, la vicenda fondamentale che può evolvere in maniera decisiva verso uno scontro politico, che potrebbe avere grandi conseguenze economiche. Ma, se da un lato, questo pericolo è concreto, dall’altro può rappresentare un fattore di stabilizzazione e normalizzazione dei rapporti tra oriente ed occidente nel vecchio continente. Dal punto di vista energetico, nonostante gli sforzi fatti per ridurne l’importanza, la Russia risulta ancora decisiva per le forniture di gas e petrolio alla UE, anche se attualmente ammontano al 30% circa del totale; se questo è vero a livello di media dell’Unione Europea, in alcuni casi, come quello della Germania, la quota sale al 40%, mentre in alcune nazioni, precedentemente appartenenti al Patto di Varsavia, la dipendenza dalle materie prime energetiche russe è vicina al 100%. Per contro Mosca esporta la metà di tutta la sua produzione industriale nell’area dell’Unione Europea. Questi legami non generano però, soltanto normali interscambi commerciali, ma anche dispute legali, legate proprio alla eccessiva concentrazione di forniture, che violano le leggi europee sugli abusi di posizione dominante. Questi procedimenti, oltre a toccare le aziende russe, vanno ad interessare la fascia più alta della società della Russia, quella identificata con la definizione di oligarchia, che spesso coincide con alte personalità del paese, vicine al governo e molte volte criticate in relazione a questioni inerenti i diritti umani. A questo scenario si devono aggiungere i difficili rapporti diplomatici a causa di quella che in Russia viene vista come una politica per espandere l’influenza europea, sui paesi tradizionalmente vicini a Mosca. Con queste premesse la gestione di Bruxelles, per l’ingresso nella UE dell’Ucraina, non sembra essere stata gestita nel migliore dei modi, aldilà delle intenzioni. Vi è stato sicuramente un ampio errore di valutazione del profondo legame che lega Kiev a Mosca, dello stato di profonda spaccatura presente nel paese ucraino sul tema dell’adesione alla UE ed, infine, sui mezzi di pressione che rientrano nella disponibilità russa per imporre la propria volontà all’Ucraina. Se erano conosciute le velleità di Putin di riportare la Russia al centro dell’attenzione internazionale, la vicenda andava gestita in una maniera più delicata, senza dare l’impressione di volere invadere il campo avversario, perché, purtroppo, nonostante l’Ucraina sia un paese sovrano, la condizione economica in cui versa non gli permette una autonomia decisionale così ampia, su di una questione internazionale come questa. Il risultato prodotto mostra come la UE, come soggetto internazionale, sia sopravvalutato, perché non dispone di quella competenza ed autorevolezza necessaria per imporre le proprie ragioni, questo deriva, soprattutto dalla mancanza di una politica estera comune, inquadrata in un più ampio ventaglio di funzioni comunitarie, dall’economia alla difesa, ancora del tutto assenti, a causa di un processo unificatore dei paesi europei sempre più rallentato. Questa crisi sui confini orientali della UE, deve essere associata ai problemi che si registrano sulla sponda meridionale del mediterraneo, dove l’evoluzione politica delle primavere arabe ha portato una situazione di instabilità, che ha evidenziato la presenza e l’influenza di settori non trascurabili di radicalismo religioso, evidenziando come l’Europa stia attraversando un periodo di vulnerabilità sulle proprie frontiere. Non è poi da trascurare la tensione con gli Stati Uniti per i ripetuti casi di spionaggio operati da Washington nei confronti di cittadini ed esponenti politici di primo piano europei. Si tratta di casi che possono offrire soluzioni di diverso tipo, ma che mettono in luce la difficoltà stessa di affrontarli con politiche estere frammentate e spesso contrastanti e quindi senza speranza di arrivare a soluzioni concrete e definitive, ma temporanee e svantaggiose. Il caso ucraino deve essere un monito per Bruxelles per non sottovalutare anche in altre occasioni i processi di inclusione cercando il risultato favorevole ad ogni costo. Consentire l’ingresso di un paese non pienamente convinto di partecipare all’esperienza europea, in un momento di forti critiche all’istituzione, di cui peraltro molte giustificate, può essere un costo insostenibile per tutto il sistema; nel passato sono stati fatti errori grandi nell’ammettere paesi che si sono rivelati più un ostacolo che una opportunità per l’Europa nel suo complesso. Intraprendere battaglie di principio per nazioni non troppo convinte di fare parte di una unione che comunque imporrà delle regole, significa tradire lo spirito stesso dell’Europa unita soltanto per qualche tornaconto economico immediato, che nel lungo periodo può rivelarsi un investimento sbagliato e costoso.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento