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venerdì 13 dicembre 2013
Putin presenta la Russia come baluardo della conservazione
Se la volontà di riportare la Russia ad un ruolo di primo piano nell’arena internazionale era ben nota fin dall’ultima campagna elettorale, da cui Putin è uscito vincitore, il Presidente russo non aveva mai reso così espliciti i fondamenti morali sui quali intende basare il primato di Mosca. La sempre maggiore convergenza con la chiesa ortodossa però rappresentava un indizio importante. La Russia, nel suo sviluppo tumultuoso degli ultimi vent’anni, è così approdata ad un conservatorismo reso sempre più esplicito dai provvedimenti di legge approvati, in piena sintonia e con l’appoggio del clero. Si tratta di uno sviluppo importante, che gli analisti non dovrebbero affatto sottovalutare. L’enfasi con cui Putin presenta il suo paese come una nazione con esperienza di molti secoli, per accreditarlo di fronte alle capacità di sapere affrontare le problematiche internazionali, rappresenta una visione che appare in contrasto con l’etica modernista, rispondente alle logiche della globalizzazione, imperante tra gli statisti mondiali. Presentare la Russia come il baluardo della difesa dei valori tradizionalisti, che poggiano sull’importanza degli aspetti morali e religiosi, significa rivolgersi, non tanto alla platea delle nazioni, quanto a quella della gran massa di individui, che sempre più si identifica con il conservatorismo, come rifiuto di quelle norme che vengono avvertite come portatrici di capacità di sovvertire l’ordine naturale delle cose. Non a caso la Russia è uno di quei paesi che più ostacola le relazioni e gli atteggiamenti omosessuali, identificati proprio come contrari alla morale ed alla tradizione. La tattica di Putin cerca di guadagnare consensi, quindi, non tanto tra le nazioni in quanto tali ed attraverso i governi, ma cercando il favore degli individui con idee conservatrici; di certo è una platea enorme, sia in Europa, che in America del nord. La Russia si mostra così come un paese dove non vi è una revisione delle norme morali e delle tradizioni, ma come una nazione dove il senso di identità legato a questi aspetti è sempre certo e sicuro, un paese orgoglioso delle sue peculiarità grazie ad una propria cultura ben definita e che rifiuta di essere annoverato tra le nazioni con identità sempre meno certa perché frutto della mescolanza di culture. Da questa posizione conservatrice all’esibizione del nazionalismo più puro il passo è breve. Del resto tutto rientra nell’affermazione dell’idea e della volontà di fare ritornare la Russia ad essere una superpotenza, poco importa che prima si chiamasse impero zarista e poi unione sovietica, l’importanza è ribadire il concetto storico di Mosca come terza Roma. Per ribadire la centralità della Russia è importante avere uno spazio sovranazionale dal quale partire, anche per rompere quel senso di isolamento che il Cremlino patisce in modo vistoso. L’area comune, in contrapposizione con l’Europa di Bruxelles, da costruire con gli ex stati sovietici resta una priorità e l’intoppo ucraino è vissuto come una invasione di campo non certo gradita, ma risolvibile, grazie alla disponibilità economica. Più complicata è la gestione dei rapporti di forza, basati sugli arsenali, sopratutto con gli USA. Per Putin il blocco degli armamenti nucleari, che forse preferiva sull’esperienza dell’equilibrio del terrore, hanno aperto la strada ad un incremento di armamenti convenzionali sempre più sofisticati, con il concreto pericolo di una escalation alla corsa al riarmo su base convenzionale. Per la verità la Russia è già su questa strada avendo destinato un budget considerevole, 522.000 milioni di euro, per le sue forze armate. Un discorso alla nazione, quindi, in linea con quanto il presidente russo aveva già annunciato più volte: una Russia protagonista internazionale, con, in più, l’accento sui valori conservatori espressi in modo chiaro ed esplicito. In quanti movimenti populisti e tradizionalisti, nel mondo potrà fare breccia?
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