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martedì 10 dicembre 2013
Russia e Canada in contrasto per la sovranità dell'Artico
La Russia decide di accelerare nella corsa all’Artico ed apre un nuovo fronte di confronto internazionale, con il Canada come controparte. La presa di posizione è stata causata dalla volontà di contrastare la decisione di Ottawa di estendere la propria sovranità su una porzione di territorio contesa tra i due paesi. Putin ha espressamente dichiarato di agire per la tutela della sicurezza e della difesa degli interessi nazionali russi, richiamando l’attenzione delle installazioni militari di Mosca già presenti nella regione. Inoltre, il piano prevede di dotare le spedizioni russe per l’Artico, di infrastrutture atte a mobilitare rapidamente le forze armate; si tratta di riattivare un aeroporto militare nella Siberia orientale e lavori di potenziamento della base militare di Severomorsk, sede della Flotta del Nord della Marina militare russa. Il Canada aveva avanzato presso una commissione delle Nazioni Unite, la richiesta di sovranità sul Polo Nord geografico, dove proprio la Russia aveva già piantato la propria bandiera; tuttavia anche la Danimarca ha già rivendicato la sovranità sulla zona, ma è Mosca che ha impiantato la maggior parte di infrastrutture, tra cui piattaforme petrolifere nei dintorni, dimostrando una certa attività nella regione, corrispondente ad un preciso disegno del Cremlino, di estendere il suo dominio nei territori artici. La questione, già più volte sul punto di esplodere, rischia ora di deflagrare, almeno dal punto di vista diplomatico. La sempre maggiore necessità di risorse energetiche, muove gli stati mondiali a cercare il dominio di questi spazi enormi e disabitati, ricchi di materie prime, ma fondamentali per l’ecosistema terrestre. Uno sfruttamento intensivo ed indiscriminato, che è poi quello che vogliono fare tutti gli stati che si contendono il territorio Artico, rischia di provocare effetti devastanti sul clima mondiale, con conseguenze ancora più devastanti che conflitti diplomatici o scaramucce locali. La cosa avrebbe dovuto essere gestita a livello mondiale, con accordi che impedivano lo sfruttamento di questi territori, se non per limitati usi scientifici, ma negli effetti nefasti della globalizzazione. la corsa alla produzione sempre più intensiva richiede un sempre maggiore apporto energetico ed i giacimenti sotto i ghiacci promettono quantitativi sostanziosi di materie prime. Ma le considerazioni ambientaliste non servono a mutare i progetti delle nazioni e siamo quindi di fronte ad un futuro di confronti politici serrati, sull’orlo dell’incidente militare, una previsione facile da fare, anche sulla base di quanto succede nelle isole contese nel sud est asiatico. Quindi l’Artico si appresta a diventare un nuovo fronte mondiale, fonte di pericolo potenziale ed equilibrio fortemente instabile, con un futuro del tutto incerto, ma di sicuro non positivo.
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