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lunedì 9 dicembre 2013

Seul amplia la sua zona aerea ed aumenta la tensione nel sudest asiatico

La decisione, presa dalla Corea del Sud, di allargare la sua area di identificazione aerea non ha precedenti recenti, se non nel 1951, durante la guerra di Corea; neppure la delicata situazione, che si è ripetuta più volte, con la Corea del Nord, aveva provocato, da parte di Seul una decisione del genere. Il provvedimento è stato deciso, invece, in risposta ad una analoga decisione della Cina, dei giorni scorsi, presa all’interno della questione delle isole contese con il Giappone. Tuttavia il nuovo perimetro dell’area di identificazione aerea, disegnato da Pechino si sovrappone ad una porzione di mare considerata territorio esclusivo dai sudcoreani. La decisione cinese aveva già provocato la reazione giapponese, concretizzatasi con il sorvolo di aerei militari ed il divieto agli aerei commerciali nipponici di comunicare i piani di volo alle autorità cinesi. La questione sta preoccupando molto Washington, che non ha ottenuto granché dalla visita a Pechino del vicepresidente Biden: i cinesi sono rimasti invariabilmente sulle proprie posizioni. Nonostante che la decisione della Corea del Sud entrerà in vigore dal 15 dicembre, Seul ha già fatto sorvolare la zona da aerei militari, entrati nel perimetro cinese senza preavviso. La Cina, come per le incursioni giapponesi, non ha reagito, ma questo nuovo sviluppo alza ulteriormente la tensione nella regione. Dal punto di vista diplomatico siamo di fronte ad una situazione, che al momento, pare essere senza via d’uscita, ma letteralmente sull’orlo di un incidente che può innescare conseguenze gravi. La posizione degli USA è risaputa: Washington sostiene le posizioni giapponese e sudcoreana, senza riconoscere le ragioni cinesi, ma ha invitato tutti gli attori in gioco ad utilizzare tutti i canali diplomatici disponibili per allentare la tensione. Gli Stati Uniti, in realtà intendono utilizzare questa situazione per ribadire l’importanza della regione nel loro programma di politica estera e per interpretare fino in fondo il ruolo di primaria importanza che si sono dati nella zona, giustificato da ragioni geopolitiche ed economiche. Tra i tanti motivi vi è proprio la necessità di limitare la Cina, che sta cercando nelle zone contigue geograficamente, di estendere la sua influenza. La centralità per gli USA dell’alleanza con Tokyo e Seul non può non avere influito sulla decisione del comportamento da tenere da parte di Giappone e Corea del Sud. Se, da un lato gli Stati Uniti, tengono un profilo fermo ma sostanzialmente basso, dall’altro lato non è possibile che la mossa di Seul non sia stata concordata con l’amministrazione della Casa Bianca. Senza arrivare a pericolosi sviluppi che potrebbero riguardare le armi, lo scopo potrebbe essere quello di provocare queste reazioni, che rientrano nella giurisdizione del diritto internazionale, per isolare, dal punto di vista diplomatico, l’azione unilaterale cinese. Questa ipotesi, potrebbe essere suffragata dalla sensazione avvertita a Seul, che la misura non dovrebbe provocare un deterioramento nelle relazioni con la Cina, anche perché la dichiarazione espressa dal portavoce del ministro della difesa sudcoreano, che ha affermato che il provvedimento non provoca restrizioni per gli aerei commerciali e non viola lo spazio aereo dei paesi vicini, è stata integrata con l’intenzione di discutere con i paesi limitrofi circa misure da adottare per prevenire incidenti militari non certo auspicati. Si tratta quindi di un atteggiamento più morbido di quello usato dal Giappone, che, però, è direttamente interessato nella contesa dell’arcipelago. Resta da vedere come reagirà la Cina, che ha tenuto fino ad ora un atteggiamento che lascia intravvedere spiragli per concessioni o arretramenti. L’impressione è che la contesa con la Corea sia facilmente risolvibile con un reciproco riconoscimento dell’utilizzo dello spazio aereo, ma la questione con il Giappone non possa essere risolta se non da un arbitrato internazionale, capace di tenere conto di tutti gli aspetti del problema, a cominciare da quelli storici. Viceversa la situazione è destinata, nella migliore delle ipotesi, a restare in un pericoloso equilibrio instabile, anche se occorre considerare, che i rapporti economici che legano i due paesi dovrebbero, alla fine, risultare più importanti di una contesa che sembra diventare sempre più motivo di principio.

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