Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
martedì 25 febbraio 2014
Al Qaeda vuole darsi una nuova organizzazione
Secondo un rapporto dell’ONU l’organizzazione terroristica islamica Al Qaeda, sarebbe oggetto di una profonda revisione al proprio interno. Quella che starebbe avanzando al comando è la generazione di chi ha tra i trenta ed i quaranta anni, persone che si caratterizzano per una formazione militare più improntata ad una profonda conoscenza tecnologica e che mirano ad una riconquista dell’Afghanistan, considerato un paese chiave per l’espansione dell’organizzazione. Questo progetto sarebbe fatto coincidere con la partenza del personale NATO, che lascerebbe il paese sguarnito ed inoltre questo vuoto potrebbe favorire maggiormente ed in maniera più massiccia la sinergia con i talebani pachistani. Questa eventualità, a lungo denunciata e temuta dal governo di Kabul, potrebbe riaprire il dibattito sull’esigenza di una presenza militare straniera nel paese afghano, che non dovrebbe però, riguardare la sola competenza americana ma investire anche altre potenze, sotto l’egida dell’ONU. Bloccare lo sviluppo in Afghanistan di Al Qaeda significa, ad esempio, preservare dall’incremento dell’integralismo le zone caucasiche della Russia, dove il fenomeno ha già assunto proporzioni preoccupanti. Questa analisi deve anche essere messa in relazione allo sviluppo parcellizzato dell’organizzazione terroristica, che sta assumendo una conformazione particolarmente frammentata. La collaborazione di Al Qaeda con i gruppi integralisti che operano in Siria si sta svolgendo con una modalità non verticale, ma dove ogni singolo comandante mantiene una propria prospettiva, che appare limitata, riguardo alle questioni internazionali, prediligendo la visione sul breve periodo relativa alla singola porzione di territorio dove svolge la propria azione. Siamo, cioè, in una fase dove Al Qaeda non esercita ancora una azione di indirizzo uniforme, quanto piuttosto una sorta di tutela spirituale, che consente, però, una alta penetrazione tra le giovani generazioni, venendo a creare un terreno di coltura particolarmente favorevole per il futuro. In questa ottica è stata registrata l’attività di reclutamento di giovani, poco più che bambini, per la creazione di una base fortemente condizionata e motivata al combattimento. Tuttavia per Al Qaeda la prospettiva internazionale rappresenta un veicolo essenziale per la propaganda di ampio respiro, che resta uno strumento di grande presa per affermarsi come movimento leader in tutto il mondo integralista. In questa ottica la conquista dell’Afghanistan appare essenziale come obiettivo primario per poi limitare l’operatività sempre più indipendente delle cellule presenti in Mali, Nigeria, Yemen, Siria e Somalia, che ora godono di una libertà di azione e di decisione dovuta anche alla mancanza di una sede territoriale da cui dirigerle. Il futuro che si cerca di dare l’organizzazione è di avere un indirizzo sempre più unitario, sia a livello politico, che a livello militare, dove una coordinazione strategica degli obiettivi da colpire può aumentare l’effetto mediatico, giudicato essenziale per guadagnare proseliti alla causa. Lo sviluppo organizzativo, con queste premesse, non può non andare verso azioni militari di maggiore livello organizzativo, che abbiano come obiettivo bersagli significativi, dove sia necessario impiegare una forza in grado di portare attacchi simultanei, anziché dividere lo sforzo contro bersagli di minore entità. Se l’analisi è vera il mondo sarebbe di fronte ad una rinascita del terrorismo islamico, posto che l’azione degli integralisti si sia mai arrestata, cosa non vera, sicuramente più pericoloso, perché con maggiori ambizioni organizzative. Il fatto che il rapporto parta dall’ONU dovrebbe convincere i membri delle Nazioni Unite alla necessità di procedere con una doppia azione radicale: affrontare , cioè, il problema nell’immediato con mezzi militari in grado di comprimere le potenzialità di crescita dell’organizzazione, mentre, in una visione a più lungo raggio, è necessario un impiego maggiore delle agenzie ONU e delle organizzazioni non governative, in grado di elevare il livello di vita degli abitanti dove il fenomeno terroristico è più presente o è in crescendo, attraverso l’assicurazione di una presenza costante in grado di risolvere i problemi legati alla fame, alla sanità ed alla istruzione, per poi arrivare ad incrementare le economie di questi paesi per portarle ad un livello dignitoso, in grado di sconfiggere gli argomenti con i quali i terroristi si guadagnano i favori della popolazione.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento