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lunedì 24 febbraio 2014

Il Consiglio di sicurezza approva una risoluzione sulla Siria

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che sollecita al regime di Assad il passaggio degli aiuti umanitari. Il fatto è rilevante in quanto la risoluzione è passata anche con i voti di Russia e Cina, da sempre contrarie a decisioni contro la Siria. Se per la Cina la pratica del voto contrario rispondeva alle proprie logiche di politica estera, condizionate dalla pratica della non ingerenza negli affari interni di altri stati, per la Russia il continuo esercizio del diritto di veto era legata ad esigenze geopolitiche di Mosca, che, grazie al regime di Assad, può mantenere la sua unica base navale nel Mediterraneo. Risulta significativo che la decisione della Russia di aderire alla risoluzione umanitaria, abbia coinciso con l’evoluzione della vicenda ucraina, dove il presidente Yanukovich, vicino a Mosca, sia stato, di fatto, sostituito. La nuova risoluzione dell’ONU invita tutte le parti in causa, cioè anche il governo della Siria di Assad, affinché sia permesso il transito al personale delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite anche attraverso le linee di combattimento, per assicurare l’aiuto medico ed i rifornimenti alimentari alla popolazione. Nella risoluzione è contenuta la possibilità di misure supplementari in caso le parti intralcino il lavoro delle agenzie. Questa disposizione potrebbe significare anche l’impiego della forza, provvedimento che, fino ad ora, l’ONU aveva sempre scartato. Ciò è particolarmente significativo se si considera che la risoluzione vieta espressamente l’uso delle armi contro aree densamente popolate, specialmente l’artiglieria pesante, i raid aerei ed anche l’uso dei barili carichi di esplosivo. Come si evince da questo elenco si tratta dei metodi più frequentemente usati dall’esercito regolare, che è anche l’unico a disporre di una forza aerea. Resta, peraltro, tutto da verificare se il regime di Assad volesse infrangere il testo della risoluzione quale sarebbe la coesione del Consiglio di sicurezza nell’emanare una, pur prevista, rappresaglia. Ulteriormente significativa è la presenza del riconoscimento delle violazioni del diritto umanitario, tramite violenze, da parte di Damasco; in questo modo viene preparato il terreno anche per un possibile procedimento giudiziario internazionale, questa ipotesi, più volte caldeggiata da più parti, potrebbe essere anche una concreta minaccia affinché Assad accetti la possibilità di un esilio, che possa permettere la creazione del tanto atteso governo di transizione. Questi provvedimenti sono stati a lungo ricercati dalle potenze occidentali e della Lega Araba, ma hanno subito l’ostruzionismo della Russia e della Cina, nella sede del Consiglio di sicurezza, arrivando soltanto ad una dichiarazione unanime, presa lo scorso ottobre, per favorire il transito dei mezzi di soccorso. Giuridicamente la differenza tra dichiarazione e risoluzione è sostanziale, in quanto la prima costituisce una raccomandazione, non una prescrizione, che si basa sui principi del diritto internazionale. Il fatto importante è che la risoluzione ora presa dal Consiglio di sicurezza apre alla possibilità di un intervento armato, del tipo di quello effettuato in Libia. Questa svolta potrebbe contenere la volontà di creare le condizioni per una sospensione del conflitto ed aprire ad una transizione politica, dettata anche dagli scarsi risultati degli incontri di Ginevra, che non hanno registrato alcun progresso. Infine è da registrare la posizione di eccessiva cautela di Ban Ki Moon che si è limitato ad esprimere concetti scontati come quello che risoluzioni del genere non dovrebbero essere necessarie, perché l’intervento umanitario dovrebbe essere scontato e garantito dal diritto umanitario. Peccato che è proprio quello che dovrebbe garantire l’ONU.

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