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lunedì 3 marzo 2014
Ucraina: la doppia strategia Russa
Oltre che dal lato dell’azione armata, la strategia russa in Crimea, ma che sarà verosimilmente replicata nell’Ucraina orientale, si dispiega anche sul lato della propaganda. Già l’occupazione dei militari russi si sta svolgendo senza veri e propri confronti fisici, ma attraverso l’occupazione silenziosa delle vie e delle piazze, che si trovano vicino ai centri di potere della repubblica autonoma. Ciò che sta avvenendo si è potuto concretizzare anche grazie all’appoggio della maggior parte della popolazione che preferisce staccarsi dall’Ucraina per ritornare sotto la protezione a tutti gli effetti, della grande madre Russia. Kiev è lontana e può soltanto appellarsi al bistrattato diritto internazionale o all’appoggio inconsistente di USA e UE. La macchina della propaganda del Cremlino parla sostanzialmente di una occupazione non violenta, che favorisce il passaggio dei militari e dei funzionari della Crimea, e quindi formalmente dell’Ucraina, al fianco dei russi. I casi di intere caserme e della flotta ucraina, che abbandonano il paese per affiancare i russi pare siano innumerevoli. Nella capitale ucraina, viceversa, si parla di casi sporadici ingigantiti dalle false comunicazioni che Mosca usa per avvallare, anche sul piano internazionale, una volontà popolare chiara. Se il principio di autodeterminazione dei popoli è valido, Mosca sta soltanto assecondando il volere della popolazione della Crimea. Tuttavia, non esiste ancora un pronunciamento ufficiale, anche se il referendum del prossimo 30 marzo non sembra più riguardare l’autonomia della Crimea, ma il suo passaggio a stato sovrano. La questione è quindi, secondo la legislazione internazionale a favore di Kiev, che, frattanto, ha decretato la mobilitazione generale dei riservisti per potere affrontare una possibile invasione dello stato. Questa decisione potrebbe fare intendere che l’Ucraina ritiene ormai persa la Crimea, ma intenda evitare che Mosca si spinga ancora oltre. In effetti questa eventualità appare molto probabile specialmente nei territori vicini alla Crimea ed in quelli orientali al confine con la Russia. Le manifestazioni a favore di Mosca, che si sono tenute ad Odessa, Donetsk e Kharkiv, forniscono un segnale inequivocabile. La Russia conta molto su questo fattore per promuovere rivolte contro Kiev e nello stesso per condurre una sorta di occupazione pacifica, che passa attraverso la condivisione degli obiettivi russi della popolazione e delle forze armate, che passano sotto la bandiera di Mosca in maniera volontaria. Putin è forte del permesso di usare la forza militare grazie al mandato del senato; non usare questa possibilità, ma ottenere lo stesso l’obiettivo prefissato costituirà una patente di volenteroso, che difficilmente potrà essere smentita senza scontri militari. Scontri armati che sembra molto difficile potranno verificarsi, data la disparità delle forze in campo. L’Ucraina, allo stato attuale delle cose, se potrà mantenere la metà circa del suo territorio potrà dirsi soddisfatta. Tuttavia lo smembramento del paese potrà avere ripercussioni pesanti sui gruppi etnici minoritari, con il rischio di una progressiva situazione di balcanizzazione su base regionale. Per prevenire questa possibilità inquietante, appare fondamentale che le Nazioni Unite si mettano subito al lavoro con una opera diplomatica incessante, in maniera da garantire alle minoranze la giusta tutela.
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