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venerdì 2 maggio 2014

La percezione della Russia, come fattore di spaccatura tra USA ed Europa occidentale

L’attuale percezione della Russia in occidente si divide, in maniera netta, in due filoni: quello contrario alla ex grande potenza, che cerca di riprendere il suo antico ruolo infrangendo il diritto internazionale e quello, prevalentemente proveniente dalla destra conservatrice ed anche reazionaria, favorevole a Mosca, perché identifica l’azione russa con la difesa dei valori tradizionalisti. Non si tratta di una definizione banalizzata, Putin sta diventando veramente un paladino dei difensori dei valori morali della destra. Questo fatto è un assurdo se si ricorda che il presidente russo è un ex dirigente del servizio segreto sovietico, che usa come giustificazione dell’invasione ucraina la difesa del popolo filorusso dai fascisti di Kiev. Ma quello che permette di sorvolare sul mancato rispetto del diritto internazionale alla destra europea è l’impostazione politica che Putin ha dato alla sua azione di governo, che si concentra verso l’interno in un accordo molto stretto con le gerarchie ecclesiastiche, in nome della difesa dei valori così detti cristiani e tradizionalisti, contro i gay, le libertà ed i diritti civili, ma, che nello stesso tempo, intrattiene legami altrettanto stretti con quelli che sono definiti gli oligarchi, personalità che hanno la gestione delle ricchezze, sia naturali che finanziarie, del paese, spesso determinandone, dal lato politico, le fortune o al contrario, per chi si oppone, le sfortune. L’atteggiamento spesso paternalistico, si veda le amnistie accordate nell’occasione dei recenti giochi olimpici invernali, ne completa il quadro. Il ritratto è quindi quello di un uomo forte, classico feticcio per la destra, capace di attirare le simpatie conservatrici dei paesi europei. Questo gradimento non si registra in tutto l’occidente, negli USA i repubblicani sono tenacemente avversi a Putin e rimproverano ad Obama di essere troppo morbido con il presidente russo, ma negli Stati Uniti il confronto con l’URSS, che viene identificata con la Russia attuale, è un ricordo ancora troppo vivo. Non è così in Europa occidentale, al contrario di quella orientale, che diffida naturalmente della Russia per il dominio avvenuto durante il patto di Varsavia. Ad ovest invece questa similitudine tra Russia comunista e Russia attuale è svanita e gli avversari storici del paese dei soviet sono ora i più strenui difensori delle ragioni del Cremlino. Eppure l’invasione di Praga era una violazione del diritto internazionale come lo è l’attuale comportamento di Mosca. La similitudine appare forse esagerata, ma se i cecoslovacchi lottavano per la libertà perché non riconoscere che gli ucraini lottano per il loro paese? Anche tenendo, giustamente, conto di tutte le peculiarità del caso ucraino, l’ingerenza russa non può che disturbare i sostenitori della legalità internazionale, che non può essere differente a seconda dei casi. Perfino gli israeliani non riescono a non parteggiare per i russi, identificando gli ucraini come i discendenti dei loro persecutori durante il nazismo ed i russi come i loro liberatori, dimenticando le azioni di Stalin contro gli ebrei, ma qui siamo in una casistica ancora differente. Ma anche l’atteggiamento più contrario in Europa occidentale appare più sfumato per ragioni economiche e compartecipazioni in investimenti. Queste motivazioni, che sono forse quelle che contano maggiormente nelle decisioni dell’atteggiamento da adottare per eventuali sanzioni, sono quelle predominanti nelle classi dirigenti. L’impressione è che l’atteggiamento russo susciti un dissidio che si ferma alla condanna verbale, ma che non è particolarmente sentito a causa degli interessi in gioco. In questo la destra, soprattutto quella fuori dai processi decisionali, appare più genuina, ma soltanto perché lontano dai centri di potere. Resta il fatto che la percezione del governo di Mosca in occidente non riesca ad essere totalmente contraria, come sembra dovrebbe essere per uno stato che infrange le normative internazionali, andando a creare pericolosi precedenti. Sembra essere questa percezione, che segnala la distanza tra USA e paesi dell’Europa orientale e paesi dell’Europa occidentale; proprio questa discrepanza impedisce una azione univoca all’occidente nel suo complesso, che finisce per favorire Putin, in quanto le misure adottate non riescono ad essere del tutto efficaci. Se poi si collega il crescente populismo europeo all’indirizzo russo, l’apprezzamento, da lontano per la Russia non può che crescere, andando a costituire un segnale molto preoccupante per la democrazia.

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