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venerdì 2 maggio 2014

L'estrema destra francese può diventare il gruppo di riferimento dell'anti europeismo

La data del 25 maggio, giorno delle elezioni europee, si avvicina ed i movimenti anti europei intensificano la loro propaganda, facendo leva sulla invadenza delle norme della UE, da cui fanno discendere l’attuale grave stato di crisi. In Francia la paladina di questo orientamento è Marine Le Pen, che con il suo Fronte Nazionale si batte per un paese libero dai condizionamenti e dalle regole imposte da Bruxelles, che sono viste come un freno alla sovranità francese. I sondaggi danno al partito di estrema destra il primo posto nei gradimenti elettorali, davanti ai popolari ed ai socialisti. Se questa previsione dovesse avverarsi la Francia potrebbe diventare un baluardo contro l’unione politica dell’Europa e rappresentare un esempio per i tanti euroscettici. Il Fronte Nazionale non si batte soltanto contro la moneta unica ma contro tutte quelle regole che sono avvertite come una limitazione al governo della Francia dei francesi; si tratta di una formula elementare, che ha, però grande presa su di un insieme eterogeneo dell’elettorato, aggregato dalla mancanza di ripresa economica e dalla grave decurtazione imposta ai redditi del ceto medio, sempre più in difficoltà. Chi pensa di votare il Fronte Nazionale è, verosimilmente, che le ultime politiche ha votato il partito socialista, spostando i consensi elettorali dal centrodestra, sperando nella ripresa del paese. L’attuale governo di Parigi annaspa nel tentativo di trovare una soluzione che possa limitare lo strapotere tedesco e consenta l’utilizzo di strumenti che abbiano una maggiore elasticità nei confronti dei rigidi vincoli imposti dalla UE. Il timore di finire con dei tagli drastici sul bilancio statale, come accaduto a Grecia e Spagna ed in parte anche all’Italia, è uno spauracchio facile da agitare nei confronti di chi teme una caduta rovinosa del paese. Questo argomento ha indubbiamente una grande presa sull’elettorato, che pare avere ormai sconfitto la naturale ritrosia a dare il proprio voto ad un partito troppo contiguo con l’estrema destra razzista e xenofoba. In effetti quello che Marine Le Pen offre in cambio è la liberazione dal giogo delle banche e dall’eccessiva influenza della finanza, imposte da Bruxelles ed un elettorato troppo deluso dalle altre offerte politiche potrebbe fare arrivare l’estrema destra francese a conquistare ben 20 dei 74 seggi al parlamento europeo, grazie anche al meccanismo proporzionale. Se questa previsione dovesse avverarsi le istituzioni europee avrebbero al loro interno un nemico acerrimo della moneta unica e dell’unificazione politica della UE, capace di catalizzare anche le forze contrarie a questi temi elette negli altri paesi europei, che potrebbero intralciare non poco l’azione dell’Unione. Il rischio concreto è quello di condizionare i processi legislativi sovranazionali. Per combattere queste tendenze, sempre più rilevanti nei territori dell’Unione è ormai troppo tardi; dovevano essere fatte molto prima manovre economiche correttive che avessero messo al centro i cittadini anziché gli istituti bancari, la redistribuzione anziché la concentrazione delle tasse solo su alcuni segmenti della società civile, già provati dalla crisi economica. Sembra un paradosso ma l’unico ostacolo che può combattere effettivamente i partiti di estrema destra e populisti è l’astensionismo e la disaffezione alle urne per una offerta elettorale manifestamente insufficiente. Il fallimento dell’esercizio del voto e quindi dell’utilizzo stesso della pratica democratica appare ora come l’unico antidoto efficace ad una deriva populista che ci può riportare indietro al tempo delle tante valute e delle pratiche della svalutazione come unica politica economica: ciò determinerebbe, in un contesto altamente globalizzato dove competono dei giganti, un insieme di nani in ordine sparso, che diventerebbero facile preda di chi dispone di grande liquidità. La provenienza delle idee su cui si basano gli anti Europa ha comunque delle ragioni fondate e condivisibili: è da quel punto di partenza che deve iniziare il programma politico di chi è per una Unione Europea efficace ed effettiva.

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