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martedì 3 giugno 2014

Obama conferma il suo appoggio agli alleati dell'Europa orientale

La preoccupazione dei paesi dell’Europa orientale alleati degli USA e componenti della NATO, ha costretto Obama, in visita in Polonia, ad assicurare tutto l’appoggio di Washington a queste nazioni. La regione dell’Europa dell’est è ritornata forzatamente al centro degli interessi statunitensi, che credevano quella zona ormai consolidata nel disegno geopolitico statunitense. Il risveglio dell’orso russo con la crisi ucraina, ha riportato, invece, la necessità ed anche l’urgenza, di un impegno più gravoso ed in prima persona del Presidente americano e di tutta l’amministrazione della Casa Bianca. Le affermazioni di Obama, che ha garantito la sicurezza per i suoi alleati nei paesi che appartenevano al patto di Varsavia, evidenzia come le necessità e gli obiettivi siano cambiati. Pur restando centrale l’interesse per il sud est asiatico, in funzione anti cinese, gli Stati Uniti devono impegnarsi e fare sentire la propria presenza in maniera tangibile; ciò non vale soltanto per la Polonia, dove Obama è in visita in occasione del venticinquesimo anniversario delle prime elezioni democratiche dopo il dominio comunista, ma anche per i paesi che si trovano vicino all’Ucraina, come la Bulgaria e la Romania e le Repubbliche baltiche. Queste nazioni non hanno mai cessato di cercare di attirare l’attenzione di Washington su un possibile ritorno del nazionalismo russo, funzionale alla riaffermazione di Mosca come grande potenza mondiale, che potrebbe passare proprio dall’esercizio di una qualsiasi forma di influenza sugli ex paesi comunisti. D’altro canto ciò rappresenta materialmente quello che Putin ha sempre affermato nei propri programmi elettorali, sebbene in forme più o meno velate. L’errore di Washington è stato quello di concentrarsi quasi in maniera esclusiva verso altre zone, tralasciando e sottovalutando la pericolosità del Cremlino. Il caso ucraino ha insegnato come i timori dei paesi ex comunisti fossero fondati ed ha costretto la Casa Bianca ad un cambiamento di rotta, seppure parziale. La centralità strategica dell’Europa centro orientale riveste ancora aspetti fondamentali per la strategia globale statunitense, soprattutto ora che la Russia preme sul paese che sta in mezzo ai due contendenti. Per la verità Washington ha qualche responsabilità indiretta sulla crisi ucraina per avere cercato di accelerare il processo di inclusione di Kiev all’interno dell’occidente, per aggiungere un membro in più ai suoi alleati, che consentisse di presidiare il terreno fin sotto le frontiere russe. In ogni caso le ripetute violazioni della Russia ai danni del diritto internazionale hanno fatto venire allo scoperto la reale natura di Putin, giustificando gli allarmi provenienti dai paesi dell’Europa orientale. In questa ottica le rassicurazioni di Obama mirano a rafforzare il legame con gli alleati della zona e, nello stesso tempo, affermano come gli stessi siano strategici per Washington. In particolare in Polonia, la presenza delle truppe americane riveste un alto valore geopolitico e militare, proprio in chiave anti russa. La centralità del paese polacco sullo scacchiere immediatamente contiguo all’Ucraina riveste una importanza strategica di primo piano nei piani americani, ma al contempo, garantisce Varsavia da qualsiasi velleità di Mosca. Non che questa eventualità sia probabile, ma date le premesse, la Polonia preferisce avere sul suo territorio un deterrente militare di un certo livello, mettendo così al centro della propria strategia difensiva l’appartenenza alla NATO. Per Mosca la visita di Obama potrebbe significare anche una minaccia concreta nel proseguire la sua azione in Ucraina, ma potrebbe sortire anche l’effetto di una sorta di provocazione quasi sui suoi confini, anche se lo stato dell’alleanza con gli USA del paese polacco è orami un dato di fatto acquisito; tuttavia il gesto di Obama, pur restando nella teoria della diplomazia come principale arma di contrasto alle problematiche internazionali, rappresenta una assunzione di impegno fatta in un territorio relativamente vicino alla Russia ed in questo senso deve essere letta come un avvertimento esplicito al Cremlino al fine di evitare qualsiasi spinta troppo oltre della propria azione per la riaffermazione dello status di grande potenza.

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