Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
mercoledì 20 agosto 2014
La necessità di una risposta unitaria contro il terrorismo, occasione per l'Europa
La proposta del presidente francese, Hollande, di convocare un vertice internazionale per affrontare in maniera unitaria il problema della diffusione del terrorismo islamico, appare come una presa d’atto ufficiale, che la strategia per combattere gli integralisti, deve essere condivisa dalle potenze democratiche e non procedere in ordine sparso. Nonostante le numerose avvisaglie il mondo occidentale, ma non soltanto, giacché deve essere ricordato come la pressione musulmana grava anche sulla Russia e sulla Cina, seppure con valenze differenti, ha sottovalutato il problema preferendo demandare la responsabilità agli Stati Uniti. Certamente vi sono state iniziative politiche, ma mai sufficientemente coordinate per ottenere un risultato certo e definitivo. Paradossalmente la deriva estremista ha avuto il suo sostanziale incremento già con le primavere arabe, che sono state, invece, percepite come un inizio di democrazia a favore di popoli tenuti in ostaggio da dittature spesso in combutta con gli stessi paesi occidentali. La mancanza di uno strato popolare consistente preparato all’avvento dei sistemi democratici ha permesso la presa del potere, salvo poche eccezioni, a gruppi già presenti e più determinati, che hanno saputo fare valere la propria organizzazione. La diffusione del messaggio integralista ha avuto un terreno di coltura ideale nelle situazioni di povertà estrema e di incerta situazione politica, dove mancava l’esercizio della sovranità degli stati. Riempiendo questi spazi ed usando le precedenti esperienze di organizzazioni ormai scavalcate nell’estremismo, come la quasi superata Al Qaeda, i nuovi movimenti integralisti hanno coniugato la rigidità religiosa a finanziamenti sempre più ingenti, provenienti dall’esercizio di attività illegali, da contribuzioni generose provenienti da stati arabi, che credevano di usare per i loro scopi questi gruppi ed, infine, dalla capacità di impadronirsi di materie prime pregiate giunta alla capacità di esercitare un ruolo importante in questi mercati. Questi fattori hanno esaltato la capacità strategica e militare dei gruppi estremisti fino a diventare una minaccia non più regionale, ma assumendo una valenza di pericolosità da collocare su scala mondiale. Questa analisi evidenzia che i movimenti integralisti non hanno costruito la loro forza in poco tempo, ma hanno saputo attuare un piano a medio lungo termine nella quasi assoluta indifferenza dei governi occidentali, specialmente quelli europei, i quali, quando sono intervenuti, lo hanno fatto in maniera di tutelare esclusivamente i propri interessi circoscritti. Quello che è mancato è stata una visuale prima di tutto politica, capace di interpretare in maniera corretta l’evoluzione del fenomeno e di prendere le dovute contro misure. Ben venga allora la proposta di Hollande, anche se tardiva. La necessità di un coordinamento internazionale risulta prioritaria e riveste un carattere di urgenza non più rinviabile. Sarà interessante vedere come questa proposta sarà accolta e con quali strumenti si vorrà combattere il fenomeno dell’integralismo su grande scala. Per la UE potrebbe essere anche l’occasione per dotarsi finalmente di una politica estera comune, sostenuta da una forza militare unitaria sotto la bandiera di Bruxelles e non più con contingenti diversi ancora sotto le insegne del paese di origine. Per l’Europa potrebbe significare finalmente la modalità per presentarsi al mondo come un soggetto autorevole capace di sedere con una propria forza contrattuale al tavolo delle grandi potenze rompendo la subalternità agli USA, pur restando nel quadro dell'alleanza. D’altra parte i possibili fronti di intervento vanno oltre quello irakeno, essendo presente la problematica africana ed in futuro anche quella afghana, che rischia di avere un futuro sul modello dell’Iraq. Restare sordi a queste emergenze, che investono una moltitudine di problemi, che non sono solo di tipo militare, ma che vanno dalle crisi umanitarie a quelle energetiche, significa esserne investiti in maniera totale fino a soccombere. L’Europa deve uscire dallo stato attuale che riproduce una sorta di isolamento che non permette di affrontare le crisi globali, le quali non possono risolversi da sole o non più soltanto dagli Stati Uniti. Quella che è in gioco è la stabilità del pianeta e potrebbe avere un impatto forte sulla vita stessa dei cittadini europei, il cui territorio incomincia sulle rive dello stesso mare sul quale sono in corso combattimenti. Vi è anche la necessità di supplire al ruolo sempre meno rilevante delle Nazioni Unite, ostaggio di regolamenti troppo vecchi e totalmente inadatti all’attuale periodo storico. Se l’Europa sapesse emergere come soggetto fondamentale nelle relazioni internazionali potrebbe fare da traino nella risoluzione delle molteplici crisi che attraversano il pianeta, anche in ottica preventiva, quella su cui dovrebbero basarsi i rapporti diplomatici e che, invece, è stata da troppo tempo trascurata.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento