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venerdì 29 agosto 2014
La richiesta dell’Ucraina di entrare nella Alleanza Atlantica e le sue conseguenze
Alle azioni tattiche militari di Mosca sul territorio ucraino, Kiev risponde con una azione politica di grande rilevanza, che potrebbe essere decisiva per le sorti della contesa, anche se sul lungo periodo. L’intenzione del governo dell’Ucraina è quella di riprendere il progetto del 2004, che l’allora presidente Viktor Yushchenko aveva avviato, per l’ingresso del paese nella NATO. Una tale adesione interromperebbe tutti gli attuali legami con Mosca, come l’Unione doganale, vista dai rappresentanti di Kiev come una riedizione dell’Unione Sovietica, dove gli aderenti cedono, di fatto, parte della loro sovranità al Cremlino. L’interruzione di questo rapporto metterebbe fine anche alle pretese di Putin di interferire nella politica interna del paese. Se la legge di adesione alla NATO diventasse vigente, per l’Ucraina sarebbe anche la fine dell’attuale stato formale di neutralità, che rappresenta il paese come una sorta di ideale stato cuscinetto tra la UE, e quindi l’occidente, e la Russia. Il primo effetto geopolitico sarebbe il ripristino di una zona di contatto tra le due sfere di influenza, come è stato fino alla caduta del muro di Berlino, con l’Alleanza Atlantica, immediatamente contigua al Patto di Varsavia. Ma, soprattutto, ed è questa la natura intrinseca della mossa nel quadro del conflitto, obbligherebbe le forze NATO ad intervenire, giacché un suo membro sarebbe nella condizione di essere sotto attacco da un paese straniero. La conferma dell’adesione alla NATO non è scontata, con l’accettazione dell’Ucraina, l’Alleanza Atlantica sarebbe obbligata ad intervenire: una possibilità che Obama rifiuta fermamente, così come i paesi occidentali. Tuttavia l’intenzione dell’Ucraina rappresenta una chiara scelta di campo, Kiev si allontana definitivamente da una Russia percepita come troppo invasiva, a cui non viene perdonata la sottrazione della Crimea e l’azione di continuo disturbo nella contesa con i separatisti filorussi, sostenuti da Mosca. Questo passo, poi dovrebbe preludere all’adesione all’Unione Europea, più volte caldeggiata dai paesi occidentali, prima tra tutti la Germania. Il futuro sembra essere un allargamento, fin ai limiti dei confini russi, sia della UE, che della NATO. Non si comprende bene cosa potrà dispiacere più a Putin, se la sottrazione economica di un possibile alleato o la presenza sulle proprie frontiere del ritorno del nemico, quella NATO da sempre identificata con gli USA. La decisione ucraina, se sarà portata a compimento, giacché occorre tenere conto anche delle resistenze interne, potrebbe diventare una sconfitta per il leader del Cremlino, tale da compromettere definitivamente il suo prestigio internazionale, anche in quelle zone, fuori dai due blocchi che ricalcano la situazione terminata con la fine degli anni ottanta del secolo scorso, proprio dove Putin aveva cercato nuovi consensi internazionali; mentre sul piano interno della Russia non potrà che alimentare quel nazionalismo, talvolta esasperato , che alimenta il mantenimento del potere della nomenclatura che regge il governo russo in carica. Per gli equilibri mondiali significherà un nuovo periodo di confronto tra occidente ed oriente, con una dinamica, questa volta non più esclusiva, ma calata in diverse altre problematiche di uguale importanza e livello. Per gli Stati Uniti si tratterà di una bella sfida, ma che non saranno più in grado di condurre da soli, per i tanti fronti in cui sono impegnati. La diplomazia americana dovrà essere sufficientemente abile a coinvolgere tutti gli alleati in una gestione condivisa delle problematiche, che faranno capo alla NATO, prima fra tutte la UE, che dovrà trovare, soprattutto nella politica estera ed in quella di difesa, una sintesi necessaria a superare le visioni troppo differenti, che ne hanno contraddistinto fin qui l’azione. Certamente per che concepisce una UE prettamente statica sulla materia economica, si tratterà di una rivoluzione e probabilmente giudicherà l’ingresso dell’Ucraina un pessimo investimento.
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