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venerdì 29 agosto 2014

Ucraina: la difficile gestione di Obama sulla crisi

Per il presidente Obama è uno dei periodi più difficili del suo mandato nel terreno della politica estera. L’aggravarsi della crisi ucraina impone agli USA uno stato di allerta fin nel cuore dell’Europa, senza l’adeguato sostegno di una UE, combattuta tra interessi geopolitici ed interessi economici. Quello che viene sacrificato è il rispetto del diritto internazionale, che Mosca sta violando impunemente da ormai troppo tempo. Le prove inconfutabili del passaggio della frontiera ucraina di mezzi ed effettivi russi appare ormai accertato. A poco valgono le giustificazioni di un impegno umanitario di Mosca a favore delle popolazioni filorusse, mentre il tema dell’aereo civile malese abbattuto, probabilmente proprio da missili russi, pare accantonato senza che sia resa giustizia alle vittime. Washington è restio a farsi coinvolgere in un confronto militare ben più rischioso di qualsiasi avversario di matrice islamica fondamentalista; qui siamo in un terreno ben più minato di quello mediorientale. Gli equilibri dei paesi occidentali, benché attraversati dalla crisi, sono ben più determinanti per l’economia mondiale, che la Siria o l’Iraq. Se l’intenzione di non usare la forza da parte della Casa Bianca è certa, è altresì sicuro che Washington non intende soprassedere al comportamento di Putin e punta ancora una volta ad una soluzione di tipo diplomatico. L’inasprimento delle sanzioni sulla Russia sarà lo strumento che dovrà essere usato per ricondurre Mosca nei binari della legalità internazionale. Per gli USA l’incursione russa in territorio ucraino rappresenta un chiaro sintomo di politica espansionistica da arrestare ad ogni costo, dopo che già i fatti di Crimea non hanno prodotto alcuna conseguenza per Mosca se non sanzioni economiche, per il momento assorbite con qualche difficoltà, unite a condanne internazionali prive di sostanziali effetti. La posizione di Obama è difficile perché all’interno del campo occidentale non vi identità di vedute, negli Stati Uniti la posizione dominante è quella dell’ambasciatrice alle Nazioni Unite, Samantha Power, che sostiene che la mancata reazione alla minaccia di Mosca innescherebbe un processo troppo costoso da sostenere per la diplomazia americana. Il timore interno negli USA è che Mosca proceda nel suo espansionismo in maniera totalmente impunita; si tratta, come hanno dimostrato i fatti, di un timore giustificato, che non può neppure essere trattato nella sede del Consiglio di sicurezza dell’ONU per l’ovvio veto russo, oltre a quello meno ovvio della Cina, in quanto la situazione che si è venuta a creare oltrepassa in maniera netta il principio di non ingerenza negli affari interni degli stati, alla base della dottrina cinese in politica estera. Risulta chiaro che soltanto interessi particolari, contro gli USA, determinano l’atteggiamento ostile di Pechino. Ma se in patria Obama deve contenere atteggiamenti che sconfinano nell’interventismo, con la UE è alle prese con la troppa prudenza dei paesi europei, che si sono adattati di malavoglia alle sanzioni contro la Russia, a causa dei mancati introiti derivanti dal blocco delle importazioni. In realtà queste posizioni riguardano i paesi più occidentali dell’Unione Europea, ma che sono anche i più rilevanti politicamente, mentre le nazioni che appartenevano al blocco comunista sono quelle più impegnate nei confronti di Obama a richiedere un maggiore sforzo di contenimento della Russia, in virtù dei loro trascorsi all’interno della cortina di ferro. La soluzione più probabile rimane quindi quella di un inasprimento delle sanzioni unita ad assistenza e  forniture militari per l’esercito ucraino. Questa decisione potrebbe alzare il confronto tra Washington e Mosca in maniera pericolosa ed influire su tutti i grandi problemi internazionali presenti; si pensi alla Siria dove il ruolo russo può rivelarsi determinate per l’esito del conflitto. Nel frattempo la questione ucraina sarà al centro del vertice NATO del 4 settembre, che si svolgerà nel Regno Unito, dove l’Ucraina, presumibilmente chiederà in modo ufficiale l’aiuto dell’Alleanza Atlantica; si tratterà di un passo politico che avrà ulteriori ripercussioni su di una crisi, che, nel frattempo, si spera subisca uno stop.

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