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martedì 7 ottobre 2014
La Corea del Sud teme l'aumentata capacità bellica di Pyongyang
Una relazione del Ministero della Difesa della Corea del Sud, denuncia che Pyongyang si starebbe preparando ad un conflitto su larga scala, grazie all’aumento ed al rinnovamento del suo equipaggiamento militare e per il numero sempre crescente di ore di addestramento delle sue forze armate. Il rapporto rileva come il numero degli effettivi impegnati in addestramenti ed esercitazioni militari, sia raddoppiato nella stagione estiva, aumentando considerevolmente le capacità di attacco militare dell’esercito nordcoreano. Pyongyang avrebbe anche aumentato il potenziale missilistico con l’installazione di nuove rampe di lancio, aumentando di trecento unità le rampe di lancio, che sono arrivate così, circa a 5.100. L’arsenale nordcoreano è formato, per la maggior parte di dispositivi mobili, dotati di una flessibilità notevole e molti hanno una gittata sufficiente per raggiungere la capitale sudcoreana, Seul, che forma un’area metropolitana abitata da oltre venti milioni di persone, situate ad una distanza inferiore ai 70 chilometri dal confine con la Corea del Nord. Nonostante il dialogo tra i due paesi si mantenga sugli stessi livelli di incomunicabilità, dal governo di Pyongyang non sono giunte le solite minacce, che accompagnano le esercitazioni; tuttavia Seul guarda con preoccupazione questa crescita dell’arsenale nordcoreano, perché costituisce una minaccia concreta per lo stato della Corea del Sud. Occorre ricordare che pur trattandosi di armamenti convenzionali, nel rapporto non sembrano essere presenti riferimenti all’arsenale atomico in possesso di Pyongyang, questo accresciuto potenziale, sommato con l’imprevedibilità del regime nordcoreano, suscita molta apprensione a Seul. Inoltre il particolare momento che sta vivendo la Corea del Nord, dove il dittatore Kim Jong-un è assente dalla scena pubblica da un tempo insolitamente lungo, autorizza a pensare ad una fase di instabilità per il paese nordcoreano. Di solito a queste fasi di incertezza il regime risponde con azioni eclatanti verso l’esterno, che si concretizzano in minacce nucleari e sfoggio di forza militare, il che comprende sempre qualche razzo lanciato verso la parte meridionale della penisola. Questi atti di forza, servono spesso, anche ad obbligare gli altri paesi, la Cina primo fra tutti, a operare degli aiuti per sostenere una economia in cronica crisi, spesso alle prese con carestie alimentari. Insieme alle esercitazioni condotte in grande stile, come quelle oggetto della relazione del ministero della difesa di Seul, possono verificarsi anche dei regolamenti interni al regime di Pyongyang, dove, solitamente, il dittatore si libera degli avversari, o di quelli che crede tali, politici di turno. La prolungata assenza dalla scena pubblica del leader del paese, giustificata con diverse patologie di cui Kim Jong-un sarebbe affetto, costituisce una coincidenza da non sottovalutare, se associata alle manovre militari. La casta delle forze armate resta la più importante, in un paese a regime totalitario, ma è anche la maggiore alleata del leader supremo, in quanto il suo braccio operativo, sia come minaccia sulla scena internazionale, sia per i regolamenti di conti interni. Ma le notizie che provengono da quello che è definito il paese eremita non consentono altro che congetture in presenza di fatti concreti a cui si può soltanto dare una interpretazione su avvenimenti precedenti. Resta la preoccupazione della Corea del Sud di andare incontro ad un periodo di instabilità, preoccupazione che si riflette negli Stati Uniti, timorosi di vedere sorgere un fronte ulteriore sul quale combattere. Washington e Seul, su questo punto, continuano una collaborazione da lungo tempo e la strategia preventiva pensata dai due governi è quella di preparare uno scudo antimissile che possa neutralizzare i razzi di Pyongyang. I due esecutivi starebbero così considerando l’eventualità di integrare alla Corea del Sud il sistema di difesa missilistico americano, al quale Seul non ha, finora aderito e che potrebbe implicare il controllo degli armamenti sudcoreani da satelliti americani. Le ragioni di questa scelta, presumibilmente, sono state quelle di non irritare il vicino nordcoreano per evitare di innalzare una tensione comunque sempre presente; se Seul deciderà di aderire, vorrà dire che le condizioni saranno ritenute mutate, ma Pyongyang avrà una ragione di più per rivendicare la sua corsa all’aumento dei suoi armamenti.
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