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martedì 14 ottobre 2014

La questione tra turchi e curdi come effetto collaterale della guerra al califfato

La questione tra turchi e curdi, rischia di diventare un pesante effetto collaterale della guerra al califfato. La tensione tra le due parti è in continuo crescendo, dopo che le forze militari turche non sono ancora intervenute a protezione della città curda siriana, situata al confine con la Turchia, di Kobani, oggetto di un violento attacco da parte dell’esercito dello Stato islamico. Questa decisione ha scatenato violente proteste in Turchia, nelle quali si sono verificate diverse vittime, oltre che lo sdegno dei curdi tedeschi. Fino a quel punto Ankara ed il Partito Curdo dei Lavoratori, stavano portando avanti una trattativa di pace, che aveva preservato il paese turco dagli attentati da parte delle formazioni curde indipendentiste. Oltre a non intervenire contro le forze del califfato, le autorità turche stanno impedendo ai curdi presenti sul loro territorio, di passare la frontiera per combattere in difesa di Kobani. Tutte queste ragioni hanno fatto degenerare la situazione tra le due parti, fino alla notizia del bombardamento di postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan, da parte di aerei militari di Ankara,  presenti sul territorio turco ai confini con Iraq e Siria. Questo bombardamento sarebbe stato effettuato in risposta ad attacchi che i militanti curdi avrebbero messo in atto contro postazioni militari dell’esercito turco. La situazione pur essendo confusa<, per mancanza di conferme, rivela la profonda avversione curda al comportamento turco e la quasi certa riapertura delle ostilità che hanno reso inutili le trattative fin qui portate avanti. Se per la Turchia si annuncia una fase dell’alterazione degli equilibri interni, dal punto di vista internazionale la situazione potrebbe complicarsi, sia per gli USA , che per la NATO. Innanzitutto  gli USA non possono fare a meno delle forze curde sul terreno, le uniche affidabili, oltre all’esercito irakeno, che non presenta però la medesima determinazione e preparazione. Per Washington un conflitto tra curdi e Turchia significa un confronto tra due alleati, che può indebolire la campagna contro il califfato, se unità curde verranno destinate al confronto con i turchi. La mossa di Ankara, anche se si trattasse di autodifesa, conferma che la Turchia non è un alleato convinto nella lotta contro lo Stato islamico, ma che mira, attraverso l’azione di questa forza estremista a ridurre se non annientare la potenza militare curda, obiettivo che rientra pienamente nella visione di Erdogan. Ankara vuole evitare che si crei una entità sovrana curda nella zona del Kurdistan irakeno, capace di catalizzare anche le aspirazioni di indipendenza dei curdi presenti in Turchia, ma così facendo limita l’azione americana. Washington che è debitore dei curdi irakeni, nonostante abbia manifestato contrarietà alla cosa, dovrà, prima o poi accordare l’autonomia statale ai curdi irakeni; a quel punto come potrà reagire la Turchia? Non è credibile, infatti, che le forze del califfato possano conquistare questi territori, dove la presenza dei giacimenti di greggio consentirebbe la califfato un salto di qualità enorme. I peshmerga, insieme all’aviazione americana sono in grado di difendere questo territorio, come è già stato appurato, ma cosa vorrà fare allora la Turchia? Impossibile che riconosca un eventuale stato curdo, ma lo potrà  tollerare sulle sue frontiere? Fino ad ora le dichiarazioni di Ankara  hanno equiparato, come pericolosità, i curdi allo stato islamico, anche se, praticamente, hanno rivolto le proprie armi soltanto contro i curdi. Certamente  la volontà americana è diretta nel senso opposto, ma è facile prevedere che Washington dovrà impegnarsi in una mediazione diplomatica piuttosto ardua. Restano, poi da risolvere i problemi non dichiarati ma sicuramente presenti della diversa valutazione di Ankara e Washington, circa la pericolosità dello stato islamico, pareri che potrebbero denotare una pericolosa deriva in senso religioso, come, peraltro, già più volte rilevato, dello stato turco. Un problema enorme perché la Turchia è l’unico stato islamico all’interno della NATO, ma che aiutano a comprendere le resistenze in ambito europeo all’ingresso di Ankara  nella UE.

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