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giovedì 9 ottobre 2014
Riunito a Gaza il governo di unità nazionale palestinese
La riunione a Gaza del governo di unità palestinese, può costituire un segnale chiaro in ben tre direzioni: all’interno di tutto il movimento palestinese, di fronte al panorama mondiale ed infine verso Israele. Dopo anni di lotte intestine, i due principali movimenti palestinesi, anche messi alle strette dalla guerra di luglio ed agosto, avvenuta nella striscia, pare abbiano trovato un accordo per dare un senso all’attività di governo comune, trovando nell’obiettivo della ricostruzione di Gaza e la riunione di questa alla Cisgiordania, un compito da assolvere ad ogni costo. Proprio sul raggiungimento di questa meta, si gioca la credibilità internazionale dell’esecutivo di unità, che deve dare un messaggio di credibilità ai donatori, che devono vedere impegnati i fondi che saranno versati totalmente nell’opera di ricostruzione della striscia, senza corruzione o altri usi non istituzionali degli aiuti. Del resto è la priorità stessa dell’esecutivo a combaciare con questi intenti: la necessità di un governo di coalizione rappresenta la garanzia che tutti i movimenti palestinesi devono impegnarsi in questo senso. Politicamente il fattore è rilevante, innanzitutto perché rappresenta un fattore di controllo su Hamas, non più solo al governo della Striscia, ma alleato in maniera formale ad un movimento più moderato; questo fatto potrebbe togliere molti alibi alla politica israeliana, soprattutto, se il comportamento di quello che è considerato un gruppo terrorista, diventerà irreprensibile. La tragica occasione che fornisce la necessaria ricostruzione di Gaza metterà alla prova la collaborazione delle componenti del governo di unità e potrà essere determinate in campo internazionale. Dovranno essere conseguiti risultati concreti anche dal punto di vista operativo, ripristinando la normale vita a Gaza, sia con la ricostruzione materiale degli edifici distrutti dagli israeliani, sia con il rilancio di una economia in perenne affanno, dove il dato della disoccupazione totale, anteriore all’inizio della guerra, era del 45% e quello della disoccupazione giovanile arrivava a toccare il 63%. Ma l’azione del governo dovrà anche psicologicamente ridare fiducia agli abitanti della Striscia, interrompendo la separazione dalla Cisgiordania ed ottenendo, finalmente, il raggiungimento della costituzione dello stato Palestinese. In questa ottica il lavoro del governo ed i rapporti al suo interno saranno oggetto di particolare attenzione dagli americani, sempre desiderosi di porre fine alla questione tra israeliani e palestinesi. Sarà anche molto interessante verificare nel tempo la reazione di Tel Aviv, che ha sempre condannato l’accordo tra le due parti maggiori del movimento, con la pregiudiziale delle accuse di terrorismo su Hamas, ma se ci sarà un cambiamento anche tra questa parte dei palestinesi, le scuse per non riprendere i negoziati e porre fine alla questioni risulteranno ormai soltanto pretestuose. La verifica trai rapporti interni al governo si rende necessaria anche per le vicissitudini successive all’accordo di unità nazionale precedentemente firmato, il 23 aprile, e, secondo il Presidente dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen, violato da Hamas, accusato di avere dato vita ad un governo parallelo nella Striscia di Gaza. Si tratta di eventualità non più tollerabili in un esecutivo che è anche espressione dello stato di emergenza a cui deve fare fronte, il reciproco rispetto e la comune lealtà, costituiscono requisiti essenziali, senza i quali l’azione di governo necessaria a risolvere le emergenze da affrontare, non avrà modo di essere attuata.
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