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lunedì 10 novembre 2014
Le questioni più importanti al vertice dell'Associazione di cooperazione Asia-Pacifico
Durante il vertice dell’Associazione per la Cooperazione Asiatico-Pacifico, che si sta svolgendo a Pechino,, l’organismo economico che raggruppa 21 paesi, che con la somma delle loro economie, costituiscono più della metà del prodotto interno lordo mondiale, la Cina vuole sfruttare il momento per affermare la sua posizione di seconda economia dl mondo. Per Pechino è importante affermare le esigenze del paese in ambito internazionale, cogliendo l’occasione delle difficoltà che sta attraversando Obama, reduce dalla sconfitta elettorale e la Russia, sempre più in crisi per le sanzioni internazionali a seguito della questione ucraina. I temi generali hanno ruotato intorno alle questioni di cooperazione economica e dello sviluppo delle infrastrutture per migliorare i collegamenti interstatali della regione. Molto rilevante è stato l’incontro tra le delegazioni cinese e giapponese, guidate dai massimi esponenti dei rispettivi paesi. La sottoscrizione di un accordo che riconosce le diverse posizioni dei due stati, relativamente alla disputa delle isole contese, costituisce un primo passo verso una distensione, che seppur temporanea, può diventare la base per il raggiungimento di una accordo, che sappia evitare pericolose degenerazioni. Uno dei punti più rilevanti del summit è stato costituito dall’incremento dei rapporti tra Cina e Russia; Pechino, conscia delle difficoltà economiche in cui si dibatte la Russia, nazione la cui economia è totalmente dipendente dalla vendita delle materie prime e senza un sistema industriale che possa creare alternative economiche valide, ha stipulato un accordo per la costruzione di un nuovo gasdotto che porti il gas alla Cina attraverso il territorio siberiano. Per Pechino potere disporre del gas come fonte energetica per la sua industria, consentirà di diminuire il consumo di carbone e, conseguentemente abbattere il sempre più elevato tasso di inquinamento, divenuto vera e propria emergenza nazionale. Per la Russia si tratta di avere trovato un mercato alternativo e molto consistente, a quello europeo, che consente di superare il momento contingente delle sanzioni, ma, che nello stesso tempo, permette di diversificare la clientela, potendo potenzialmente, in futuro, puntare anche ad un rialzo del prezzo dettato dalla platea più ampia di acquirenti. Mosca e Pechino hanno anche raggiunto accordi sulla costruzione di infrastrutture ferroviarie ad alta velocità e sulla cooperazione in materia finanziaria. L’incontro più interessante si svolgerà nei prossimi giorni con la delegazione americana guidata da un Obama, che si presenta depotenziato nelle sue funzioni dal voto di medio termine che ha visto la vittoria dei repubblicani. Al contrario Xi Jinping è invece, uscito rafforzato nella sua carica dal recente congresso del Partito Comunista Cinese, che ha appoggiato in pieno la sua linea. I nuovi equilibri al Congresso statunitense, potrebbe determinare una variazione degli obiettivi principali in politica estera, che potrebbero subire un cambiamento con il risultato di una minore attenzione alla questione della supremazia del Pacifico, verso una maggiore concentrazione su Ucraina e lotta allo Stato islamico. I due paesi hanno instaurato un rapporto di diffidenza reciproca a causa della volontà americana di cercare la supremazia nella regione che la Cina considera la sua area strategica di interesse; tuttavia la Cina potrebbe sottovalutare l’atteggiamento repubblicano, che non ammette una crescita militare e politica cinese nei confronti degli stati del sud est asiatico, dove gli interessi americani sono concreti e sostenuti anche dalla presenza di alleati di vecchia data e di primaria importanza, a cui si sono aggiunte relazioni positive con altri paesi un tempo nemici, che si sono collocati sotto l’influenza USA, proprio per sfuggire all’invadenza cinese. Aldilà delle dichiarazioni di facciata è vero che i rapporti tra i due paesi, che sono ormai le due superpotenze mondiali, seppure in un mondo non più polarizzato come nello scorso secolo, sono caratterizzati da un livello di stress dovuto alle profonde differenze sulle rispettive visioni geopolitiche e su problemi di comunicazione condizionati dall’aspetto dei diritti umani, tema che Pechino rifiuta di trattare appellandosi a generiche questioni di carattere interno. La fase dei due ultimi anni di Obama potrebbe riservare brutte sorprese a Pechino, per un possibile ulteriore irrigidimento della politica estera americana, che dovrebbe diventare sempre meno pragmatica e senz’altro maggiormente ostile ad una Cina in notevole crescita e dove il riarmo sta occupando una parte consistente del budget nazionale. Quello che rischia di alterarsi è il precario ma tutto sommato stabile, equilibrio della zona del sud est asiatico, che potrebbe vedere salire il livello del confronto.
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