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lunedì 29 dicembre 2014
La Corea del Sud avrà il proprio apparato di difesa missilistica
La Corea del Sud ha sviluppato un proprio sistema di difesa missilistico, misura ritenuta necessaria da Seul per contrastare le possibili azioni aeree di Pyongyang. La Corea del Nord si è resa già protagonista, nel passato anche recente, di lanci di missili a gamma intermedia, cioè con una gittata fino a 1.000 chilometri, seppure per esercitazione; inoltre Pyongyang ha sviluppato una tecnologia avanzata, capace di consentire la miniaturizzazione delle testate atomiche per innestarle su testate missilistiche a medio e corto raggio. L’incremento degli armamenti nella penisola coreana costituisce un fattore, a livello globale, di grande instabilità, perché crea i presupposti per una sorta di equilibrio del terrore a livello locale, che non potrà che causare un ulteriore rincorsa a rifornire gli arsenali militari. Dal punto di vista di Seul, però, la misura è largamente comprensibile, perché tende a sopperire ad uno strumento con funzione sia deterrente, che difensivo. Gli analisti stimano che sul fronte degli equipaggiamenti missilistici la Corea del Nord sia maggiormente dotata che la parte Sud e la imprevedibilità di Pyongyang non consente un atteggiamento troppo conciliante nei confronti dei possibili atti del vicino. Quello che si teme è una eventuale escalation delle provocazioni che periodicamente Pyongyang riserva a Seul. Sebbene l’apparato bellico, interamente sviluppato in Corea del Sud, sia ancora in fase di test, le prove saranno materialmente eseguite nella prima metà del 2015, le simulazioni condotte in collaborazione con gli Stati Uniti hanno già evidenziato lo stato di avanzamento del programma. Alla base strategica della nuova arma vi è l’accordo firmato tra Corea del Sud, USA e Giappone, che si sono impegnate a scambiarsi informazioni, nell’ottica di mutuo aiuto per il contenimento della minaccia nordcoreana. La visione comune che è alla base dell’accordo è quella di trovare una sorta di stabilità della regione mediante il monitoraggio continuo delle azioni di Pyongyang, in modo da prevenire eventuali atti di forza provenienti dal regime nordcoreano, che è anche una potenza atomica. Questo fatto costituisce una grande preoccupazione per le nazioni limitrofe, che hanno necessità di allearsi per la condivisione di tutte le informazioni possibili per contrastare anche lo sviluppo della tecnologia atomica dello stato eremita. Proprio per soddisfare questa necessità tra Seul e Washington sono già in vigore accordi per la collaborazione in materia di intelligence militare, mentre un analogo accordo stava per essere firmato nel 2012 anche tra Corea del Sud e Giappone, ma la firma è stata impedita dal peggioramento delle relazioni tra i due paesi per la contesa di piccole isole; tuttavia l’azione degli Stati Uniti, che ha necessità di un maggiore impegno da parte degli alleati per ridurre il proprio impegno in prima persona nei teatri mondiali dove si registra la presenza di emergenze significative, potrebbe favorire un progressivo riavvicinamento, anche in ragione della crescente attività di disturbo operata dalla Corea del Nord. L’interesse delle nazioni limitrofe a Pyongyang, anche della stessa Cina, è quello di rendere sempre meno pericolosa la Corea del Nord, in modo da non mettere in pericolo i commerci e la stabilità della regione.
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