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mercoledì 4 febbraio 2015

Le forze armate del Ciad entrano in Nigeria per combattere Boko Haram

Il Ciad, probabilmente sostenuto dalla Francia, ha lanciato una offensiva militare su scala regionale con operazioni su territori di Nigeria e Camerun, per contrastare l’aumentata pericolosità del gruppo islamista di Boko Haram. Si tratta di una operazione militare che l’esercito del Ciad compie per preservare il proprio territorio da eventuali sconfinamenti dei fondamentalisti, come successo per il Camerun, e per le gravi violenze compiute sulle rive nigeriane del lago Ciad. L’obiettivo strategico è prendere il controllo di alcune roccaforti terroriste fuori dal territorio del Ciad, da cui potrebbero partire spedizioni contro il paese. L’azione di penetrazione nel territorio nigeriano è stata preceduta da bombardamenti, seguite da incursioni che hanno provocato combattimenti, in seguito dei quali la città nigeriana roccaforte di Boko Haram (Gamboru) è stata conquistata dalle truppe del Ciad, che ne hanno fatto la loro base operativa. Le intenzioni del Ciad sembrano essere quelle di provocare un arretramento delle forze di Boko Haram dal proprio confine, senza pregiudicare l’integrità del territorio nigeriano; a rafforzare questa tesi vi sarebbe il tacito accordo delle forze armate nigeriane, che sarebbe favorevole all’operazione sul proprio territorio, anche per colmare le difficoltà dell’esercito della Nigeria di dare una risposta adeguata agli atti terroristici dei fondamentalisti islamici. Certamente la situazione, dal punto di vista del diritto internazionale, rappresenta una anomalia, giacché truppe di un paese straniero agiscono sul territorio di un altro stato, tuttavia l’emergenza di contrastare una forza alternativa all’ordinamento statale del paese su cui opera e che rischia di diventare una presenza sovranazionale, può rappresentare una giustificazione all’operato del Ciad, se questa azione conserva i limiti di non attentare all’integrità statale dello stato su cui avviene l’intervento bellico. Si tratterebbe di una sorta di alleanza, dato che il Ciad sta operando, oltre che per se stesso, anche per ridurre la pericolosità di Boko Haram nella stessa Nigeria ed anche nel Camerun. Si può ragionevolmente ipotizzare che le autorità del Ciad abbiano preventivamente avvertito, se non concordato, le operazioni con gli altri governi dei paesi interessati, dato che non vi sono state, ne dichiarazioni e neppure atti ostili contro le forze del Ciad da parte delle truppe regolari di Nigeria e Camerun. La scarsa opposizione, dovuta ad impreparazione militare e probabilmente anche ad un armamento non adeguato per combattere i fondamentalisti, delle forze nigeriane sarebbe quindi alla base dell’intervento dell’esercito del Ciad, giunta al riscontro del fatto che un contingente di Boko Haram sarebbe stato concentrato in una zona al confine tra Niger e Nigeria pronto ad sferrare un attacco massiccio. Le ragioni dell’intervento del Ciad, vanno però oltre l’urgenza di preservare il proprio territorio ed hanno anche uno sfondo politico, dato che in Nigeria si avvicinano le elezioni presidenziali, previste per il 14 febbraio e l’operazione potrebbe garantire una maggiore tranquillità dello svolgimento delle operazioni. Vista in un contesto più ampio l’azione del Ciad, è tesa a sopperire anche all’immobilità dell’Unione Africana, che pur prevedendo la creazione di un contingente di 7.500 uomini per combattere Boko Haram, non attua pratiche di urgenza per intervenire in modo rapido in una crisi che ha già creato oltre 13.000 vittime e minaccia la stabilità regionale, con gravi ripercussioni umanitarie e sull’economia del continente.

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