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lunedì 2 febbraio 2015

L'Unione Europea tratta con la Grecia

Le trattative per tenere la Grecia all’interno del perimetro dell’euro e quindi nell’Unione Europea entrano nella fase decisiva. Bruxelles è intenzionata a trovare un accordo, che possa permettere di mantenere le garanzie per i creditori, ma allo stesso tempo, fornire ad Atene la duplice garanzia, economica e politica, che permetta al paese di uscire dalla crisi e che non si ripeta di nuovo una situazione analoga. Proprio questa seconda esigenza è centrale e diventa altamente simbolica contro la condotta tedesca, fatta di austerità e rigore, portata avanti contro ogni ragionevolezza. La vittoria della sinistra greca ha messo l’Unione Europea di fronte all’esigenza di cambiare politica in maniera formale ed ufficiale, tramite un risultato elettorale di uno stato membro, che va oltre le tante proteste spontanee ed informali che già criticavano i vincoli finanziari eccessivi imposti dalle autorità centrali e subiti dalla popolazione europea. Per fermare il malcontento diffuso e la deriva populista, che rischia di compromettere le basi comuni dell’istituzione europea, l’esecutivo dell’Unione Europea potrebbe proporre lo smantellamento della troika, composta da Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea; tale provvedimento andrebbe a costituire un  atto di grande valenza simbolica, dato che la troika è ritenuta la responsabile dell’imposizione del rigore, non solo alla Grecia ma anche agli altri paesi europei in difficoltà. D’altro canto proprio i programmi elaborati dalla troika si sono rivelati completamente errati, perché si basavano su prospettive di crescita che dovevano essere conseguite proprio grazie ai prestiti elargiti. Questo fattore ha costituito motivo di forti critiche sia sulla buona fede, che sulla effettiva competenza di chi elaborava i piani economici, che stavano dietro alla concessione dei prestiti; il sospetto è che si sia, tra l’altro, condotta una politica che favoriva gli enti creditori con tassi quasi da usura. Si comprende come la possibile eliminazione della troika costituisca un fatto nuovo ed un obiettivo altamente politico che esce dai confini greci e riguardi le politiche economiche dell’intera Unione Europea, che dovrebbero andare incontro ad una totale revisione. Rimane la necessità contingente di creare i presupposti materiali per il rimborso del debito greco, che il nuovo governo di Atene rifiuta di rimborsare alle vecchie condizioni. Deve essere sottolineato che la Grecia non vuole sottrarsi al pagamento dei debiti pregressi, e ciò costituisce un ulteriore fattore politico determinante nel quadro dell’Unione Europea, ma intende farlo con tempi e modi differenti, per potere sostenere il programma elettorale del nuovo governo, improntato ad una maggiore attenzione dei temi sociali. Per questo scopo la ristrutturazione del debito greco è al centro delle trattative, tramite la ricerca di una intesa che riguardi la proroga delle scadenze e la riduzione dei tassi di interesse. Inoltre deve essere mantenuta la linea di credito che è necessaria alla Grecia per coprire le immediate esigenze di bilancio. Trovare una soluzione percorribile a questi problemi significherebbe risolvere un problema urgentemente economico, ma prima di tutto politico, che metterebbe in nuova luce l’istituzione comunitaria per tenerla al riparo da pericolose derive.

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