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venerdì 13 marzo 2015
L'atteggiamento sbagliato dell'Unione Europea verso la Grecia
Nella questione del debito greco, oltre alle somme in gioco, occorrerebbe considerare anche altri valori, che, seppure non direttamente economici, possono influenzare molto pesantemente questo aspetto dell’insieme dell’Unione Europea. Il dato che ben il 55% dei cittadini greci non si sentano europei rappresenta un indicatore da non sottovalutare assolutamente, specie se confrontato con il sentimento registrato nei tedeschi, dove 3 persone su 4 si sentono appartenenti all’Unione. Si tratta di una percezione che indica chiaramente come l’Unione Europea, in quanto organizzazione sovranazionale, sia sopportata e vissuta in maniera negativa, perché fonte di imposizioni dall’alto, che superano la sovranità dello stato e fanno sentire i cittadini greci come sudditi di Bruxelles, verso cui sono obbligati e sottoposti a doveri non riconosciuti come dovuti. Se la Grecia ha commesso evidenti errori sul piano finanziario è anche vero che gli organismi comunitari, dietro i quali vi è stata una precisa regia, hanno approfittato di queste mancanze per peggiorare lo stato delle finanze di Atene, con speculazioni il cui conto è stato pagato sempre dalla cittadinanza. Spesso le indicazioni dei tre soggetti che dovevano guidare la Grecia nel risanamento economico, si sono rivelate errate, aggravando il debito di Atene, senza sortire gli effetti di crescita programmati; per questi sbagli non vi è stato alcun soggetto protagonista dell’elaborazione dei piani di rientro coinvolto, cui sia stato presentato il conto, si è semplicemente aumentata la pressione sulla Grecia. Il paese ellenico si trova in uno stato di prostrazione: la sanità non è più assicurata per tutti e si sono ripresentate malattie che non comparivano da anni, per effetto della denutrizione e delle scarse condizioni igieniche. La disoccupazione si attesta su valori del 25% con il 60% di quella giovanile, alterando profondamente il tessuto sociale ormai prostrato dagli obblighi di bilancio imposti, non dal proprio governo, ma dal direttorio di Bruxelles. Questo è il quadro attuale della Grecia, i cui rappresentanti si sono presentati al vertice europeo chiedendo non più solo obblighi, tradotti in riforme coercitive ed ulteriori tagli alla spesa pubblica, ma anche sostegno e solidarietà per superare una situazione che ha tutti i requisiti di emergenza umanitaria nel cuore del vecchio continente. Dovrebbe bastare soltanto questo aspetto ad attenuare la pressione su Atene, che, si deve ricordare, chiede soltanto una dilazione nei pagamenti, in concomitanza con una crescita economica, che dovrebbe essere proprio favorita da un serio e capace piano dell’Unione Europea. Quello che è allarmante è che Bruxelles non riesca ad uscire dai binari imposti da Berlino, che prevedono soltanto rientri economici a qualsiasi costo e con qualsiasi metodo. La mancanza di una strategia che favorisca la crescita greca, proprio da parte dell’Europa, non può non costituire un motivo di allarme circa le intenzioni e le reali capacità degli eurocrati. Vi è anche la necessità psicologica di rassicurare il popolo greco, fornendogli un messaggio che lasci intravedere concrete possibilità di miglioramento, inteso non come mero incremento dei valori economici positivi, ma che incida veramente nel rendere le condizioni di vita dei greci realmente sollevate dallo stato attuale. Eppure nonostante questa situazione sia sotto gli occhi di tutti la Grecia perde alleati e la Germania si rinforza. Poteva essere una occasione per ridurre il potere di Berlino in Europa, invece la situazione si è trasformata a vantaggi della Germania, che, grazie al proprio peso economico, ha saputo tirare dalla sua parte diversi paesi in modo da imporre la propria linea punitiva. Anche quelle nazioni come Francia ed Italia, che potevano guadagnare qualcosa dall’indebolimento politico dei tedeschi, si sono implicitamente adeguate ai voleri germanici. L’eccessivo potere tedesco rischia così di portare la Grecia verso il referendum sull’euro ed aprire una via pericolosa anche per altri stati, se non si vuole creare i presupposti per la dissoluzione europea, sarebbe meglio fare apprezzare ai cittadini greci la convenienza dell’Unione Europea, convenienza che per ora per Atene non esiste.
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