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martedì 28 aprile 2015

USA e Giappone fissano i nuovi principi della loro collaborazione in materia di difesa

La sempre maggiore potenza cinese, sia in ambito regionale, che mondiale, obbliga gli attori internazionali presenti o con interessi rilevanti nell’area a cercare nuove forme di alleanza. Si tratta del caso della maggiore potenza regionale, dopo Pechino, il Giappone e gli Stati Uniti, che hanno messo da tempo al centro dei loro interessi strategici il su est asiatico. I due stati basano la loro collaborazione nella materia della difesa, su accordi che sono in vigore dal 1997, un tempo ormai troppo lungo e che li rende inadatti alle mutate situazioni internazionali. Certamente i capi di stato dei due paesi, ed in modo speciale Obama, hanno sottolineato che non si vuole impedire alla Cina il proprio sviluppo pacifico, attraverso una crescita economica di cui Pechino è protagonista assoluta, ma, che l’intento è quello di assicurare le stesse condizioni di sviluppo anche agli altri paesi della regione. Si tratta di una maniera elegante per contrastare l’idea cinese, che ritiene la zona del sud est asiatico una sorta di cortile di casa, dove esercitare in maniera pressoché esclusiva la propria influenza. Proprio su questo convincimento Pechino ha dato il via a numerose iniziative, che hanno generato acuti problemi internazionali, relativamente alla sovranità di isole disabitate e di pertinenza su tratti di mare, appartenenti, secondo il vigente indirizzo internazionale, alla zona economica esclusiva di altre nazioni. Riguardo questi problemi l’atteggiamento degli Stati Uniti di fronte alla Cina è sempre stato di cautela, in taluni casi apparsa perfino eccessiva, ma non ha mai mancato di garantire l’adeguato sostegno alle nazioni che hanno subito l’ingerenza di Pechino. Peraltro, se il paese cinese rappresenta il maggiore competitore della regione, anche sul piano del controllo delle vie marine commerciali, aspetto cui Washington è molto sensibile, esiste anche il problema della Corea del Nord, dittatura spesso imprevedibile e slegata dalle relazioni internazionali, ad eccezione di rapporti spesso conflittuali con la stessa Cina, tanto da meritarsi l’appellativo di stato eremita, che è, però, una potenza atomica. Se con Pechino i rapporti, pur conflittuali, possono essere discussi su di un piano di reciproca convenienza, con la Corea del Nord si concretizza una vera propria questione di sicurezza, tale da ridefinire le strategie comuni, che devono comunque coprire tutta la più ampia gamma di possibilità verificabili. Per Washington la sicurezza e la stabilità giapponese rappresentano una priorità inderogabile, tanto  da pensare al possibile uso combinato di armamenti convenzionali ed atomici. Nello scenario immaginato dagli USA, il Giappone è il punto essenziale e più importante per garantire la pace e la sicurezza della regione del Pacifico, il che, tradotto, vuole dire che la Casa Bianca considera Tokyo l’alleato più importante, sia da tutelare, sia su cui poggiare, per limitare l’azione cinese; questo naturalmente non soltanto dal punto di vista militare, ma anche da quello diplomatico ed economico; sotto questo aspetto infatti i negoziati puntano ad aprire zone di libero scambio tra i due paesi, con l’evidente intento di contrastare l’avanzata commerciale di Pechino. Certamente di fronte ad una emergenza i nuovi accordi prevedono un elevato livello di coordinamento in grado di assicurare una risposta adeguata ad ogni possibile minaccia, il che non vuole dire soltanto fronteggiare insieme un pericolo di tipo bellico, ma anche fronteggiare calamità naturali o umanitarie. Negli accordi tra Washington e Tokyo è prevista la collaborazione con altri paesi, come Corea del Sud ed Australia, anche loro interessati a limitare la Cina ed a controllare l’attività di Pyongyang; mentre dal punto di vista più militare vengono ripensati, i programmi per il dispiegamento comune di apparati bellici, come truppe e mezzi navali e sistemi aerei difensivi, con la considerazione speciale verso l’accresciuta potenza militare cinese, sostenuta da uno sforzo economico considerevole. Resta difficile immaginare che Pechino subisca passivamente questa comune strategia di Stati Uniti e Giappone, che pare studiata proprio per il contenimento cinese, anche se rappresenta la normale evoluzione dei rapporti tra due stati da tempo alleati. Quello che sembra più probabile e sarà lecito attendersi è che la Cina intensificherà una azione diplomatica combinata alla prosecuzione degli atti per affermare il suo presunto diritto di influenza nella regione, ricercando anche possibili alleati, uno dei quali potrà essere la Russia, da tempo in situazione di profondo contrasto con gli Stati Uniti. 

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