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venerdì 8 maggio 2015
Regno Unito: la vittoria dei conservatori aprirà nuovi contenziosi con l'Unione Europea
Alla fine lo spettro del pareggio elettorale nel Regno Unito è stato evitato dalla clamorosa vittoria dei conservatori, che sono ad una minima distanza dalla maggioranza assoluta. Per il futuro governo potranno comunque contare sulla rinnovata alleanza con i liberaldemocratici, usciti, però, pesantemente ridimensionati dal voto. L’altro vincitore è il partito nazionalista scozzese, che prende quasi tutti i seggi in Scozia, cancellando il favore ai partiti unionisti e promettendo di diventare un serio problema per l’attività di governo del vincitore. Sconfitta pesante per i laburisti, che gli analisti hanno ricondotto all’eccessiva enfasi dedicata al populismo di sinistra, in campagna elettorale e che ha provocato la fuga dell’elettorato moderato; mentre gli euroscettici non hanno ripetuto l’exploit delle europee e si avviano ad avere un solo seggio. Questo ultimo fattore scongiura la possibilità di vedere gli euroscettici nella compagine governativa, attenuando la pressione per l’effettuazione veloce di un referendum per uscire dall’Unione Europea, ma ciò non significa che Cameron non intenderà portare avanti i suoi propositi di ridiscussione dei trattati europei, che erano un punto centrale del programma politico del vincitore della consultazione elettorale. Il Regno Unito dovrà comunque combattere con la riluttanza molto forte, presente in Europa a riaprire la rinegoziazione degli accordi, su cui attualmente, si basa l’Unione Europea. Tuttavia la determinazione di Cameron su questo aspetto pare molto decisa e la questione minaccia di monopolizzare l’attività di Bruxelles per il prossimo periodo, potenzialmente sorpassando addirittura la questione greca. Gli antefatti dei rapporti di Cameron con Bruxelles non sono incoraggianti: il Regno Unito ha sempre voluto mantenere un certo distacco dalla idea stessa di Unione Europea come soggetto politico unitario, perché ha costantemente identificato il soggetto sovranazionale, cui aderisce in maniera non certo entusiastica, come una continua limitazione alla sovranità britannica. Questo atteggiamento ha sempre costituito un ostacolo al percorso di unificazione politica, che potrebbe consentire all’Europa di diventare un soggetto importante a livello internazionale, in grado di contare e competere con i colossi mondiali. Invece il Regno Unito ha sempre mantenuto una condotta isolata, che ha procurato non pochi contrasti con Germania e Francia, ma non gli ha impedito di godere dei vantaggi, soprattutto nel campo dell’economia e della finanza, che l’Europa gli assicurava. In sostanza il Regno Unito ha soltanto approfittato dell’Europa, forte della consapevolezza che Bruxelles non poteva rinunciare a Londra. Ma questa accondiscendenza dell’Unione Europea si è dimostrata un vantaggio soltanto per gli inglesi, che hanno continuato ad esercitare la propria sovranità sul proprio territorio in maniera maggiore rispetto agli altri stati aderenti all’unione. Il torto di Bruxelles è stato quello di avere un atteggiamento troppo passivo nei confronti di Londra, ad eccezione di alcuni casi come l’applicazione del patto fiscale, senza elaborare alcuna forma di sanzione che fermasse l’ostruzionismo britannico. L’affermazione netta di Cameron, riporta però il premier inglese a rinnovare le richieste di revisione per favorire un ruolo più forte dei parlamenti nazionali, limitare la libera circolazione delle persone, diminuire i servizi degli stati per gli immigrati e liberalizzare maggiormente il mercato unico, soprattutto per i prodotti finanziari. Tuttavia le emergenze del Regno Unito sono altre: rinforzare la ripresa economica, il rapporto che di preannuncia difficile con l’indipendentismo scozzese ed i rapporti con gli Stati Uniti, che paiono allentati rispetto al precedente grado di legame. In questo quadro se l’Europa non rappresenta la preoccupazione più urgente, i rapporti con essa, possono essere, però, un fattore di affermazione della leadership di Cameron, sempre preoccupato ad evidenziare l’importanza della sovranità britannica nei confronti di Bruxelles; anche se una crisi con l’Unione Europea avrebbe un impatto maggiore su Londra anziché il contrario.
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