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giovedì 11 giugno 2015
Obama invia nuovi istruttori militari in Iraq
Obama cerca di arginare come meglio può l'offensiva dello Stato islamico, ma questione centrale, sul piano puramente militare, è ancora l’impreparazione delle forze regolari irakene ad opporsi in maniera efficace alle truppe del califfato. Un fatto incontrovertibile è costituito dall’evidenza, che se il paese irakeno avesse dovuto solo contare sulle sue forze, anche appoggiate dagli aerei militari americani, sarebbe già caduto totalmente nelle mani dello Stato islamico. La Casa Bianca, che ha evidenti responsabilità su questo aspetto, per avere abbandonato in modo troppo precipitoso l’Iraq, in omaggio ad una promessa elettorale, ha potuto contare sugli alleati curdi e sui combattenti sciiti inviati dall’Iran, divenuto alleato ufficioso di Washington; senza questi aiuti e con Bagdad caduta, lo scontro che poteva verificarsi era quello tra Teheran e califfato, con tutte le implicazioni religiose e politiche che ne sarebbero conseguite. Washington mantiene la decisione di non volere impegnare proprie truppe sul terreno, ma apre ulteriormente all’impiego di istruttori militari per l’addestramento delle truppe irakene. Se dal punto di vista militare, l’addestramento che i soldati statunitensi trasmetteranno ai colleghi irakeni, sarà sicuramente adeguato, più difficile appare trasmettergli una adeguata motivazione, che in molti casi ha favorito la vittoria in battaglia delle truppe del califfato. Questo aspetto, pur rilevato puntualmente, non sembra essere stato ancora risolto: i casi di soldati singoli e di interi battaglioni di Bagdad, che si sono dati alla fuga di fronte al nemico costituiscono uno dei punti deboli dell’esercito irakeno, soprattutto de paragonati alla determinazione dello Stato islamico; ma non si tratta solo di impreparazione o di paura: quello che è rilevante è che spesso i militari sunniti si rifiutano di combattere contro altri sunniti. In questo particolare si gioca tanto della guerra contro il califfato ed è per questo che Obama punta ad un maggiore coinvolgimento delle tribù sunnite che poco sopportano le regole rigide introdotte dallo Stato islamico. Ma per arrivare ad una fiducia incondizionata è necessario che le truppe sciite lascino il posto all’esercito regolare, ma capace di interpretare un ruolo efficace sul campo di battaglia. Dietro la decisione di inviare 450 nuovi istruttori militari vi è tutto questo ragionamento, che ha come scopo finale quello di creare soldati capaci di contrastare sul terreno i miliziani del califfato sia dal punto di vista militare, che da quello psicologico. Tatticamente il primo obiettivo è quello di riconquistare Ramadi, in quanto Mosul appare troppo saldamente nelle mani dello Stato islamico. La conquista di questa città dovrebbe essere rimandata nel 2016, il che la dice lunga sulle previsioni circa la conclusione del conflitto.
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