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martedì 9 giugno 2015

Obama vuole un atteggiamento severo dell'Unione Europea verso la Russia

Il vertice dei sette paesi più industrializzati diventa una missione diplomatica per Obama, che teme delle incrinature nell’atteggiamento dei suoi alleati europei sulla questione delle sanzioni alla Russia. Saranno presenti i leader di Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone, il Canada. La preoccupazione di Obama è che i paesi europei, che hanno rapporti commerciali sostanziosi con Mosca, facciano emergere le loro perplessità ed intacchino così la strategia statunitense. Non è un mistero, infatti che la convinzione dello strumento delle sanzioni non sia mai stata percepita come una strategia completamente vincente. Nell’Unione Europea si preferirebbe una condotta maggiormente improntata alla diplomazia, anche se i paesi ora aderenti a Bruxelles, ma provenienti dal Patto di Varsavia sono, addirittura, per una maggiore coinvolgimento militare di Washington. Ma in una strategia basata sulle sanzioni economiche l’appoggio degli stati più industrializzati è essenziale per il raggiungimento dell’obiettivo. Inoltre è anche importante che non trapeli alcun malcontento, come, invece accade in diversi settori produttivi, costretti a fermare l’esportazione verso la Russia, per non incrinare l’immagine di compattezza e condivisione della linea dettata dalla Casa Bianca. Putin ed i suoi uomini sono consci del malcontento europeo e stanno usando, attraverso la diplomazia e le dichiarazioni pubbliche, una tattica di basso profilo per illustrare le ragioni della Russia, che, oltre ad incominciare a dare qualche risultato, inizia ad incontrare parecchie condivisioni anche in ambienti politici europei. Al contrario per Obama sarebbe importante, che la  coalizione occidentale avesse un solo atteggiamento inequivocabile, con quello che viene considerato l’invasore russo. D’altra parte gli Stati Uniti hanno qualche ragione per esigere un comportamento senza tentennamenti da parte degli europei, visto che i separatisti hanno ricominciato ad attaccare l’Ucraina, violando il trattato di Minsk, con artiglieria pesante. I vertici di Kiev hanno espressamente parlato di minaccia da parte dei russi, che sono al fianco dei separatisti. Per molti analisti americani significa il fallimento della politica delle sanzioni e la non applicabilità del trattato che doveva fermare le violenze.  Tuttavia l’amministrazione di Obama porta come esempio i risultati conseguiti con la stessa tattica nei confronti dell’Iran, avvertendo, però, che si tratta di un cammino lungo prima che possano vedersi risultati apprezzabili. A questa argomentazione si può obiettare che i casi sono molto differenti ed addirittura non comparabili, perché il caso iraniano non costituiva una minaccia urgente per la stabilità regionale, ma un argomento che si prestava ad un trattamento di lungo periodo, mentre il caso ucraino presenta una situazione di conflitto aperto, la cui priorità sarebbe quella di fare tacere le armi. Se questo è vero, la tattica di Obama, per lo meno usata da sola, aiuta Putin, che pur subendo gli effetti economici delle sanzioni, ha, di fatto, le mani libere per azioni veloci, che gli consentono di occupare territorio ucraino e creare una situazione da cui sarà oggettivamente difficile tornare indietro.  Se la priorità di Putin, a discapito di tutti gli effetti delle sanzioni, è quella di creare una cintura di sicurezza intorno al paese russo, dal lato del confine con l’Ucraina, per preservarlo dalla vicinanza giudicata eccessiva con l’Alleanza Atlantica, allora il tempo gioca tutto in suo favore ed il sacrificio commerciale imposto dalle sanzioni avrà effetti negativi sui bilanci di tante aziende europee, senza alterare la politica di conquista dello zar di Mosca. A questo punto occorre però chiedere cosa si può fare in alternativa. La diplomazia europea non ha ottenuto grossi risultati ed il Presidente americano pare bloccato sulla sua strategia senza avere ulteriori contromisure. Un impegno armato dell’Alleanza Atlantica è fuori discussione, ma forse sarebbe opportuno incrementare il livello e la quantità degli armamenti forniti alle truppe di Kiev, in modo da avere un bilanciamento delle forze in campo e chiarire la disponibilità dell’Alleanza Atlantica ad un maggiore impegno. A quel punto si potrebbe concordare nuovi confini e chiuderla partita delle armi e studiare forme di convivenza convenienti a tutti.

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