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lunedì 26 ottobre 2015

Il risultato delle elezioni in Polonia negativo per l'Unione Europea

Il risultato delle elezioni polacche deve diventare un segnale d'allarme in grado di rivedere la politica dell’Unione Europea al suo interno. Non si tratta soltanto di un risultato che riveste una importanza politica, ma anche di un dato sociologico rilevante, in funzione del quale studiare il possibile futuro della società europea. La Polonia sarà guidata, con una maggioranza assoluta, da una formazione nazionalista di matrice cattolica, profondamente tradizionalista e quindi poco incline ad assorbire quei cambiamenti, sopratutto multietnici, che si stanno formando in modo autonomo nel vecchio continente. La scelta dei polacchi prende la direzione della chiusura nei confini nazionali e non potrà neppure favorire il rapporto con gli altri stati europei. Si è trattato di un voto dove le pulsioni e le paure dell’elettorato più anziano, meno istruito e più chiuso a qualsiasi novità ha avuto la meglio, estromettendo una sinistra, seppure di tipo socialdemocratico, dal parlamento nazionale. Si è anche trattato di un voto profondamente egoista, da parte di un paese che ha visto crescere la propria economia con tassi di due cifre, grazie agli aiuti dell’Unione Europea. Questa crescita economica non sembra però essere servita ad una apertura mentale agli elettori polacchi, che vogliono un diverso trattamento per i nuovi migranti rispetto ai vecchi, i quali non erano altro che loro stessi. Nel relativamente breve tempo che è intercorso da quando i polacchi avevano la necessità di emigrare ad ora, sembrano cambiate le percezioni degli abitanti della Polonia, o meglio, è emersa una volontà di conservazione dei privilegi in netto contrasto con la semplice coerenza e la morale cattolica a cui dicono di ispirarsi. L’autore di questo successo è il leader dei nazionalisti cattolici Jaroslaw Kaczynski, che ha saputo fare emergere quel sentimento tradizionalista da sempre ben presente nel paese. Non è un caso che la vittoria elettorale di questa formazione sia arrivata in concomitanza con l’ondata migratoria che ha investito i paesi dell’Europa orientale, mettendo in risalto l’adesione utilitaristica di queste nazioni all’Unione Europea e non quella, che sembrerebbe una necessaria condivisione dei valori europei. Il risultato polacco sembra preannunciare quello che la parte europeista e progressista dell’Unione Europea sembra temere: l’ondata populista in grado di fermare la direzione europea verso una unione politica. Per la verità esistono differenze sostanziali con la situazione dell’europa dell’est rispetto ai paesi occidentali e fondatori dell’Unione; mentre in questi ultimi il rifiuto per Bruxelles deriva da una invadenza dell’Unione Europea nelle economie dei singoli paesi, che ha provocato un sensibile peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, negli stati orientali del continente l’affermazioni di formazioni di destra, che si richiamano ad una non meglio precisata, conservazione dell’identità cristiana delle nazioni, sembra dovuta ad una volontà di chiusura verso l’esterno, che possa consentire il mantenimento dei privilegi acquisiti. Bruxelles avrà delle notevoli complicazioni a trattare con questi governi, come la vicenda dei migranti ha ampiamente dimostrato. La mancanza di una cultura diffusa dei valori fondanti dell’Unione Europea, non solo assente nella popolazione, ma sopratutto nelle classi dirigenti, porterà a sempre maggiori complicazioni nella formulazioni delle disposizioni comunitarie e nella loro applicazione, rendendo il processo di unificazione sempre più complesso. Ma con l’attuale composizione unitaria, oltre che al caso dei paesi orientali, occorre considerare la posizione inglese, ed il già citato scetticismo dei paesi occidentali, la possibilità del compimento dell’unione politica appare sempre più remota, se non interverranno delle nuove disposizioni in materia di caratteristiche necessarie al mantenimento dello stato di membro dell’Unione Europea; senza una profonda revisione dei trattati in senso restrittivo, l’attuale composizione appare destinata ad una dissoluzione causata dalla presenza di troppe forze contrarie, che allontanano l’unione dai suoi principi fondativi, creando i presupposti o per una sua fine o per una sopravvivenza legata soltanto a temi insufficienti per generare una unione europea effettiva.

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