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giovedì 3 dicembre 2015
L'invito al Montenegro a far parte dell'Alleanza Atlantica, in questo momento, appare un errore strategico
Un nuovo motivo di attrito si profila tra l'Alleanza Atlantica e la Russia: l’invito fatto dai ministri degli esteri dell’organizzazione di Bruxelles al Montenegro a fare parte dell’alleanza militare rischia di fare irrigidire ulteriormente i rapporti tra le due parti. Lo stato della penisola balcanica non rappresenta certo un gigante militare, le sue ridotte dimensioni, sia politiche, che militari (le sue forze armate arrivano a circa 2.000 unità), ma è ritenuto importante per la sua posizione con lo sbocco sul Mare Adriatico, che, grazie alla profondità delle sue acque, consente l’approdo di navi di grandi dimensioni. Tuttavia queste ragioni non sembrano giustificare, almeno in questo momento storico, la creazione di un nuovo punto di frattura tra l’Alleanza Atlantica e la Russia, che non ha preso affatto bene la proposta fatta Podgorica. Mosca ritiene che venga alimentata una strategia di accerchiamento che mira ad isolare il paese russo ed estrometterlo da quella che ritiene la sua zona di influenza. D’altra parte la proposta non è stata accolta con completo entusiasmo dal paese montenegrino, che appare letteralmente spaccato sulla possibilità di entrare nell’Alleanza Atlantica. Per ragioni culturali e religiose, il culto ortodosso è seguito da oltre il 70% della popolazione, l’affinità con la Russia è molto sentita dagli abitanti del paese e secondo le autorità di Mosca un eventuale referendum su questa materia sarebbe bocciato dal corpo elettorale del paese. Osservando la situazione globale, dove l’interesse principale, al momento, è la sconfitta dello Stato islamico, la proposta sembra volere irritare in modo non ragionevole il paese russo e comprometterne l’intesa nella lotta al califfato. Infatti la prima reazione di Mosca è stata quella di minacciare di interrompere ogni forma di collaborazione con l’occidente nel conflitto con lo Stato islamico. Soltanto dopo le rassicurazioni del Segretario di stato americano, la posizione del Cremlino si è ammorbidita, ma resta la domanda del perchè fare questo passo proprio ora. Alcuni analisti vogliono vedere un segnale verso Mosca, che, nonostante la crisi siriana, il fronte ucraino non è stato dimenticato, anche se, inevitabilmente, appare ora passato in secondo piano. La spiegazione americana che non c’è alcuna intenzione ostile verso la Russia, ma soltanto un fatto che riguarda l’Alleanza Atlantica ed il Montenegro non convince completamente ed il fatto che l’invito sia stato fatto su pressione tedesca, mette in risalto come si tratti di una iniziativa che rientra nella strategia europea di integrare sempre di più i paesi dell’europa orientale sotto una unica sfera di influenza. Questa logica è stata certamente avvallata da almeno una parte del governo americano, la stessa che ha avuto un comportamento analogo con l’Ucraina e da cui è poi scaturita la crisi con la Russia; ciò non assolve certamente le violazioni di Mosca, gravissime sotto il piano del diritto internazionale e che sono rimaste anche impunite, se non per i provvedimenti delle sanzioni economiche; tuttavia il momento attuale non sembra giustificare una tale scelta. Forse si è voluto sfruttare il momento di relativa debolezza di Mosca, diventata oggetto di attacchi terroristici, unito alla valutazione che, in ogni caso, da sola la Russia non può arrivare alla vittoria contro il califfato e che, quindi, su questo terreno è obbligata a collaborare con l’occidente lasciando da parte anche questioni che il Cremlino ritiene cruciali per la sua politica estera. La speranza è che queste valutazioni siano veritiere e la mossa di integrare il Montenegro non risulti un azzardo calcolato male, con la conseguenza di esasperare Mosca ed ottenere un irrigidimento sulla questione siriana, che potrebbe pregiudicare future trattative di pace. Purtroppo recentemente la politica estera americana non si è affatto distinta per lungimiranza ed il maggiore azionista dell’Alleanza Atlantica non sembra avere valutato a fondo i rischi della proposta al paese balcanico effettuata in questo momento, dove non era necessario esasperare i rapporti già tesi con Mosca, ma cercare di favorire il dialogo e la collaborazione in ogni modo: in questa ottica questa mossa appare un errore da dilettanti, di cui si spera di non pagare le conseguenze politiche.
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