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venerdì 22 luglio 2016

Il regno Unito trova resistenze alla sua strategia di uscita lenta dall'Europa

Se con la nuova premier britannica, la posizione della Germania, dettata come sempre più da ragioni economiche, che politiche, era apparsa molto conciliante sui tempi e modi di uscita dall’Unione Europea, il Presidente francese ha opposto un atteggiamento più rigido, che complica le intenzioni di Londra. La strategia del Regno Unito, infatti, è sempre quella di anticipare le procedure formali di uscita dall’Unione, con trattative al di fuori dei protocolli, per dilatare i tempi del distacco da Bruxelles. Questa strategia è funzionale per concordare con l’Europa le problematiche a cui Londra è più sensibile, prima fra tutte l’accesso al mercato unico. L’atteggiamento inglese non può essere accettato a livello europeo, sia per ragioni di opportunità, interna ed esterna, che preventive, verso altri possibili paesi intenzionati a sfruttare le debolezze europee ed anche per comprensibili ragioni sanzionatorie, visti i tanti danni finanziari procurati ai paesi europei e mondiali dal risultato del referendum inglese. Le ragioni di politica interna, che valgono per Hollande, ma anche per ogni altro leader europeo, che intenda mantenere il suo paese nell’Unione, quindi anche la Merkel, sono quelle di non alimentare le polemiche dei movimenti anti europei e di non favorirli in senso elettorale, fornendo un alibi di eccessiva cautela con Londra. Questa possibilità deve essere negata  a chi vuole intraprendere la strada inglese, se si vuole evitare una deriva generale nell’istituzione europea, che potrebbe avere sviluppi molto pericolosi sugli equilibri continentali. Il pensiero non può che andare al Fronte nazionale in Francia ed alla Lega Nord in Italia. Per quanto riguarda le ragioni esterne, si intende al di fuori delle questioni della politica interna dei singoli stati, ma, comunque, interna all’Unione Europea: non è un mistero che l’atteggiamento dei paesi dell’Europa orientale sia contraddistinto da sentimenti di scetticismo verso Bruxelles  e la loro appartenenza all’Unione è dettata soltanto da pure ragioni di convenienza economica, come era, e pare continua ad essere per il Regno Unito. L’occasione del risultato del referendum inglese deve essere sfruttata per convincere gli stati riottosi a dividere le responsabilità previste dall’Unione, dimostrando un atteggiamento fermo con chi contravviene a questi obblighi. In questo caso non si può ricomprendere anche una possibile attività sanzionatoria, non certo mossa da motivi di rivalsa, quanto di una sorta di rimborso per le ingenti perdite finanziarie che la volontà di uscire dall’Europa ha imposto al mondo intero. Ciò non deve essere indirizzato tanto verso la popolazione, che ha esercitato un proprio diritto fondamentale, quanto alla classe politica inglese, che non ha saputo governare il fenomeno, indicando l’Europa come la responsabile della propria incapacità di governo. Per Londra la posizione francese, condivisa da altri paesi, rappresenta un ostacolo alle intenzioni di limitare le perdite che il Regno Unito dovrà patire per l’uscita dall’Europa ed in questo Berlino sembra essere in minoranza. Certo ci sono anche ragioni pratiche: se a Londra le istituzioni finanziarie e creditizie e le banche, non potranno più godere dei privilegi garantiti da Bruxelles, si aprirà una gara, che di fatto è già partita, per assicurarsi la presenza di questi enti nei paesi europei, e quelli favoriti sono proprio la Francia e la Germania, con Italia e Benelux subito dietro. Quello che emerge, però, è che i negoziati saranno veloci soltanto se l’Europa saprà essere compatta nella volontà di fare rispettare tempi celeri al Regno Unito, anche con azioni di pressione, che potranno irrigidire i reciproci rapporti diplomatici. La percezione è che, nonostante tutto, la situazione più difficile sia quella di Londra, che dovrà fare capire ad un popolo che ha scelto una determinata direzione, seppure con una differenza non troppo  grande, che la propria situazione economica generale sarà peggiorata. Conciliare queste condizioni con l’azione di governo sarà tutt’altro che semplice.

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