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giovedì 4 agosto 2016
La questione curda presente anche in Iran
L’esecuzione, da parte delle autorità iraniane, di condanne a morte contro persone di etnia curda, appartenenti ad un gruppo descritto come espressione del terrorismo fondamentalista sunnita, ha destato le proteste delle organizzazioni dei diritti umani. Teheran, pur ammettendo l’avvenuta esecuzione, non ne ha specificato il numero, che, secondo alcune fonti ammonterebbero tra le 10 e 20 persone, mentre secondo i curdi si tratterebbe di circa 40 condanne a morte eseguite. Il gruppo a cui appartenevano i curdi è considerato in Iran al pari di Al Qaeda e dello Stato islamico. Secondo le autorità iraniane, che oltre ad avere eseguito le condanne a morte, avrebbero fermato oltre 100 aderenti della formazione curda, il gruppo terroristico sarebbe l’autore di diversi attentati nella regione del Kurdistan irakeno, che avrebbe determinato diverse vittime tra la polizia, i religiosi e nella magistratura. In Iran alle sentenze capitali non viene data pubblicità, il fatto che, in questo caso, sia stato dato ampio rilievo, rappresenta una anomalia, che deve essere intesa come segnale politico. Teheran ha voluto dare pubblicità al fatto, presumibilmente, per evidenziare che intende stroncare le possibili velleità curde per una autonomia della regione del Kurdistan irakeno. In sostanza la situazione in Iran avrebbe delle similitudini con quella turca, dove il governo di Ankara ha intensificato da tempo l’azione di repressione dei tentativi dei curdi di guadagnare l’autonomia. Questa esecuzione non ha solo uno scopo punitivo, ma anche preventivo, per evitare che la situazione curda assuma una dimensione sempre maggiore nella ricerca di una maggiore autonomia. Occorre ricordare che i curdi sono una popolazione divisa in quattro stati: Iran e Turchia, appunto, oltre che Siria ed Iraq. In questi ultimi due stati la guerra in corso contro lo Stato islamico, dove le milizie curde sono state impiegate sul terreno, al fianco della coalizione occidentale ed anche degli stessi combattenti iraniani, le istanze di autonomia stanno avendo numerose prospettive, proprio per il ruolo ricoperto nella guerra. In Iraq, poi, la regione curda, gode già di un’ampia autonomia, che gli permette di gestire i giacimenti petroliferi ed amministrare la giustizia. I curdi irakeni hanno intrapreso un vero e proprio percorso che potrebbe portarli alla creazione del primo stato curdo indipendente e sovrano. Anche in Siria la situazione è migliore, rispetto ad Iran e Turchia, i combattenti curdi hanno difeso il proprio territorio, contro lo Stato islamico e con Assad sembra essere presente un tacito accordo di non belligeranza, che potrebbe sfociare, quando dovesse finire il conflitto siriano, al raggiungimento di una autonomia, che potrebbe essere di assoluta sovranità o all’interno dello stato siriano. Questo elemento è stato sfruttato abilmente da Damasco in funzione anti turca, perchè per Ankara avere uno stato curdo sulle proprie frontiere rappresenterebbe il maggiore pericolo possibile. In passato l’Iran, come ha anche fatto la Turchia, ha bombardato le zone curde all’interno dei territori irakeno, compiendo evidenti violazioni del diritto internazionale, perchè imputava ai curdi irakeni, come facevano i turchi, di ospitare delle basi militari, da cui partivano atti ostili contro Teheran. La guerra contro lo Stato islamico ha cambiato i rapporti tra gli iraniani ed i curdi irakeni, che hanno spesso combattuto a fianco, per impedire le avanzate del califfato, intenzionato ad arrivarre ai confini con lo stato iraniano. Se, dunque, l’atteggiamento di Teheran è mutato con i curdi irakeni, con quelli presenti sul suo territorio pare inasprirsi proprio per evitare pericolose rivendicazioni, in grado di alterare gli equilibri statali. Inoltre esistono anche risvolti internazionali, giacché l’Iran ha accusato l’Arabia Saudita di finanziare e fomentare i curdi iraniani, che sono di religione musulmana sunnita, per cercare di destabilizzare il paese iraniano. Si tratta di una ipotesi non accertata, ma possibile, all’interno della dialettica profondamente alterata che vige tra i due paesi; Riyadh potrebbe sfruttare una situazione contingente, già presente da anni e non certo creata dall’Arabia Saudita, forse per compensare la situazione speculare presente nello Yemen dove i sauditi accusano gli iraniani di appoggiare i ribelli sciiti. In ogni caso la questione curda è destinata ad assumere sempre più rilevanza nel futuro del panorama internazionale.
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