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giovedì 2 febbraio 2017
L'Europa e l'avversione di Trump
L‘avversione all’Unione Europea del nuovo presidente americano Trump appare ormai sempre più evidente e minaccia di diventare un grande ostacolo per le relazioni tra Bruxelles e Washington. Un deterioramento che sembra già essere cominciato con gli attacchi del presidente USA, contro quella che è la leader di maggiore prestigio dell’unione: la tedesca Angela Merkel. Lo schema usato da Trump ricalca quello usato contro la Cina: si è partiti da un attacco all’economia del paese, nella fattispecie alla svalutazione della moneta locale, per sottolineare una politica che danneggia gli Stati Uniti. Sia ben inteso che la critica contro Pechino non è stata contro i la mancanza dei diritti del popolo cinese, come sarebbe stato fino a ieri, ma esclusivamente l’attuazione di una politica che lede gli interessi economici e geopolitici degli USA. Ormai occorre abituarsi velocemente a questo andamento della politica estera americana, che sembra rinchiudersi dentro i soli ed esclusivi interessi nazionali. La stessa cosa è cominciata contro l’Europa, in un sovvertimento di quelle che fino ad ora sembravano i punti fermi delle alleanza americane. Se la contrarietà alla Cina era scontata, anche se avrebbe dovuto essere portata avanti con una maggiore diplomazia, Trump sembra prediligere Mosca, che non è stata affatto attaccata, ma sulla quale sono state espresse parole di apprezzamento, a Bruxelles. L’Unione europea è stata prima attaccata in maniera indiretta, grazie alla sponda prestata dal primo ministro inglese, il primo in visita negli USA, dopo l’elezione del nuovo presidente, e poi in maniera diretta con l’attacco alla Merkel ed alla politica monetaria europea, accusata di usare una moneta volutamente indebolita per favorire la propria bilancia commerciale. Il fatto che non si sia attaccata la Banca Centrale Europea, responsabile della politica monetaria dell’unione, rivela una mancanza di tatto voluta, contro le istituzioni europee ed indica nella cancelliera tedesca Merkel il principale bersaglio per i nuovi Stati Uniti, nel vecchio continente. Ma le motivazioni economiche sembrano avere una valenza che oltrepassa le ragioni specifiche, la percezione è che siano uno strumento per criticare ben altro e cioè, quello che l’Europa rappresenta di fronte alla visione politica di Trump ossia l’esatto contrario. Sembrano evidenti i motivi culturali di quello che l’Europa, pur tra tanti contrasti e contraddizioni, possa rappresentare per il mondo intero, sopratutto se gli USA abdicano al ruolo di guida, anche morale, del mondo occidentale, che hanno ricoperto fino ad ora. La tattica di Trump sembra essere, coerentemente ai suoi intenti, quella di dividere l’Europa per frammentare una unione che presenta al suo interno divisioni già profonde; sicuramente il presidente statunitense vorrà sfruttare i contrasti sull’emigrazione ed anche sulle questioni di bilancio, come anche quelle relative al surplus di produzione, sopratutto tedesco, che tanto mette in pericolo i prodotti dell’industria americana. Certamente la visione di Trump può fare presa su diversi movimenti presenti all’interno dell’Europa, che hanno le stesse idee dell’inquilino della Casa Bianca, tuttavia non si può non considerare che una Europa divisa è più debole e quindi rientra negli obiettivi di Trump. La forza europea deve essere la propria cultura, mai così importante come in questo momento dove l’antagonista emergente si caratterizza proprio per i suoi tratti rozzi e profondamente segnati dall’ignoranza, sopratutto politica. Se il catalizzatore intorno al quale unirsi sarà la cultura di dovranno superare le reciproche diffidenze ed il ruolo dei membri fondatori dell’unione dovrà essere quello di fare, eventualmente, anche una selezione per eliminare i membri che non sapranno condividere, come già ora accade, le istanze fondamentali dell’Europa. Se questo scenario di contrasto dovesse, come sembra, protrarsi si dovrà considerare un allentamento delle relazioni con gli USA con la conseguenza di cercare nuove alleanze e nuove soluzioni per fare fronte alle sfide globali imposte, sia dall’evoluzione geopolitica, che da quella economica. Un appuntamento non più rinviabile sarà la creazione di una forza militare europea, capace di compensare l’annunciato declino del ruolo dell’Alleanza Atlantica. Rendersi sempre più autonomi dagli Stati Uniti diventa una esigenza che si annuncia sempre più pressante, una variabile da inserire in modo obbligato nei ragionamenti e progetti futuri. Le prossime sfide si avvicinano a ritmo sempre più veloce e l’Europa deve cambiare modo di azione, cominciando a farsi apprezzare dai suoi cittadini: elemento essenziale per potere sostenere il peso dei prossimi appuntamenti che imporrà la storia.
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