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Politica Internazionale
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giovedì 1 giugno 2017
Se gli USA si allontanano dall'Italia (e dall'Europa)
Secondo fonti del partito democratico e di alcuni organi di stampa americani, esisterebbe un concreto pericolo, che l’Italia possa allontanarsi dalla sfera di influenza statunitense, per avvicinarsi in maniera considerevole verso Mosca. Questo timore sarebbe giustificato dall’atteggiamento del presidente Trump, che pare mantenere un certo distacco verso l’Europa ed il paese italiano , in particolare, dove la carica di ambasciatore a Roma è tuttora vacante. Questo fatto rappresenta un segnale preoccupante per la evidente diminuita considerazione, di cui l’Italia sembra essere oggetto dall’amministrazione Trump. Occorre ricordare, che, storicamente, la penisola italiana è sempre stata al centro dell’attenzione di Washington, sia per la sua posizione geografica, anche nell’ambito tattico dell’alleanza atlantica, che per i legami politici obbligati dagli scenari internazionali. Il cambiamento di direzione imposto da Trump alla politica estera americana, pur attenuato dai contrappesi previsti dal sistema politico statunitense, ha allentato i rapporti con l’Europa e, quindi, anche con l’Italia. La Casa Bianca sembra perseguire un piano che vuole dividere i paesi dell’Unione, per ottenere un risultato che provochi una debolezza, sopratutto economica, di Bruxelles: per fare questo Trump non esita a mantenere atteggiamenti scarsamente collaborativi e fortemente critici verso i paesi europei; non è un caso, infatti, che abbia gradito l’uscita della Gran Bretagna, cogliendo in questo fatto soltanto l’angolazione di proprio interesse, consistente nella debolezza intrinseca dell’Unione Europea. Quello che il presidente degli USA non valuta, o non ritiene dannoso per la geopolitica americana, è di provocare un progressivo allontanamento dell’Europa dagli Stati Uniti, che potrebbe generare un nuovo sentimento nel vecchio continente, capace di fare finalmente emergere l’unione come soggetto politico internazionale rilevante, oppure provocare nuovi assetti capaci di alterare gli equilibri presenti. Il problema europeo è che Bruxelles non si è ancora dotata di una politica estera unitaria, così come è assente un forza militare comune, in un quadro generale dove le singole politiche statali sono ancora preponderanti nei confronti del centro. In Francia la sconfitta elettorale della destra ha allontanato il pericolo di una deriva anti europea, in Germania la Merkel appare saldamente al comando del paese e ciò gli permette, tra l’altro, di essere una voce autorevole contro il presidente americano, la Gran Bretagna, pur nel disastro dell’uscita dall’Europa, resta un punto fermo nella politica statunitense, ma l’Italia appare il paese che può più soffrire dell’atteggiamento di Trump. In una fase politica interna particolarmente difficile, contraddistinta da irresponsabilità politiche irragionevoli, che sono trasversali a tutti i partiti presenti sulla scena, il pericolo di un avvicinamento alla Russia si presenta sempre più concreto, sopratutto se a vincere le probabili imminenti elezioni saranno i partiti anti sistema. In queste formazioni politiche la Russia appare un potenziale alleato migliore che gli USA, perchè il modo di amministrare il potere di Putin viene percepito come stabilizzatore dell’ordine interno e protagonista di quello internazionale, interpretato secondo valori ritenuti più affini al sentire comune più tradizionale dei valori europei. Se la contraddizione di ammirare Mosca appare evidente per essere una democrazia incompiuta, con tutto quello che ne comporta, è anche vero che il vuoto che gli USA stanno lasciando può essere riempito soltanto con un nuovo soggetto, se l’Unione Europea non è in grado di dominare il proprio destino. Appare chiaro come tutti i difetti che l’infrastruttura politica di Bruxelles contiene al suo interno e che non sono stati affatto corretti, possano favorire degli spostamenti degli equilibri capaci di danneggiare anche l’Europa dal di dentro. Se la preoccupazione dei democratici americani dovesse concretizzarsi vorrebbe, però, dire che l’Italia sarebbe costretta ad affrontare un cambio di direzione epocale, tale da alterare lo status quo del paese, con il pericolo di ripercussioni nell’ambito dell’Unione: una situazione sicuramente da evitare, rinforzando le isitutzioni centrali europee, anche come antidoto a pericolose alterazioni degli scenari internazionali. Se la vicinanza con gli USA è destinata a diventare lontananza non deve essere sostituita con un sostegno di un altro soggetto, ma soltanto con una maggiore consapevolezza delle potenzialità europee, che dovranno essere stimolate con un atteggiamento nuovo dai soci forti dell’Unione; viceversa il declino europeo aprirà a scenari di declino mondiale sui temi dei diritti.
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