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giovedì 27 luglio 2017

Contro Visegrad

All’interno dell’Unione Europea esiste una zona che vuole sfuggire alle regole di Bruxelles, pur mantenendo tutti i vantaggi che l’Europa unita assicura. Questa zona è composta da quatro stati, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, e si riassume nella denominazione Patto di Visegrad. Questa associazione di stati era nato per sviluppare la cooperazione delle, allora tre nazioni, poi divenute quattro e favorire una sorta di integrazione di tipo unitario all’interno dell’Unione Europea. Se questo era lo scopo principale il gruppo, inteso come forma di collaborazione tra stati esteri, doveva avere esaurito i suoi compiti e non avrebbe più avuto ragione di esistere. Tuttavia ciò non è stato e la ragione di essere dell’esistenza del gruppo ha mutato il suo riferimento, diventando una aggregazione di stati, che all’interno di una unione sovranazionale, si batte per mantenere una certa autonomia attraverso il rifiuto, a posteriori, di regole precedentemente accettate. A favorire questa coesione vi è una forte vicinanza politica degli esecutivi, che poco sopportano le regole fondamentali dell’adesione a Bruxelles ed adottano provvedimenti che ledono i diritti civili, come la riduzione del diritto di critica, attraverso la limitazione della libertà di stampa o il controllo diretto del governo sulla magistratura. Si tratta, con grande evidenza, di violazioni a quanto sottoscritto per entrare in Europa, che Bruxelles sembra tollerare con troppa leggerezza, rischiando di innescare pericolosi precedenti, capaci di alterare i principi costitutivi dell’Unione. Del resto l’atteggiamento dei governi di questi paesi appare arrogante e poco consono alle normali norme di convivenza tra gli stati europei. La percezione è che i paesi del patto di Visegrad non abbiano una partecipazione convinta all’Unione ed i sentimenti delle loro stesse popolazioni vivano l’Europa come una sorta di perdita di sovranità e non una occasione di sviluppo verso i valori democratici e del progetto europeo. L’unico elemento che viene considerato in modo positivo è l’aspetto economico, dato che questi paesi ricevono dall’Europa finanziamenti superiori alle loro contribuzioni, finaziamenti, che hanno permesso una crescita economica consistente in tutte queste nazioni. L’intendimento di Bruxelles era quello di permettere una crescita democratica attraverso una migliore condizione economica, un progetto che appare fallito. L’esasperazione ed il fastidio con le quali il patto di Visegrad accoglie le richieste europee, sta a dimostrare che quello che si è sviluppato appare un rapporto difficilmente recuperabile. La questione della divisione delle quote di immigrati ed il loro atteggiamento sono esempi eloquenti dell’incompatibilità tra i paesi che appartenevano al blocco sovietico con gli altri membri dell’Unione. Il rischio evidente, di mantenere all’interno del perimetro europeo queste nazioni, è che il patto di Visegrad diventi una sorta di attrattiva per altri paesi vicino allo scetticismo verso l’Europa. L’esempio dell’Austria è evidente. Per l’Europa certi membri poco o nulla convinti dei valori fondativi dell’Unione, sono molto negativi al proprio interno e sarebbe preferibile avviare un processo di riflessione, capace di arrivare a soluzioni anche drastiche, che sappia imporre una revisione degli accordi di adesione, attraverso norme sanzionatorie severe per chi non si adegua ai principi ed alle esigenze generali. Se è uscito il Regno Unito, ancorché da solo, l’Europa può sopportare anche l’eventuale allontanamento del gruppo di Visegrad, eliminando paesi membri che non hanno più, o forse non hanno mai avuto, le caratteristiche per restare all’interno di una unione sovranazionale che deve pretendere comportamenti consoni, sia all’interno dei suoi confini comuni, che all’interno dei confini del singolo stato. Senza questa applicazione di norme, peraltro sottoscritte, si vanificano gli sforzi per l’unità europea e se ne mette in pericolo anche la sua esistenza. Intraprendere la strada della severità oltre i limiti di bilancio, appare ben più importante salvaguardare i valori democratici e di condivisione delle esigenze generali, se si vuole entrare veramente in un’ottica comune, al contrario è meglio che all’interno dell’Europa non restino i paesi che mirano ad ottenere vantaggi a senso unico.

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