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lunedì 9 aprile 2018
Israele potrebbe avere colpito la Siria
La risposta al bombardamento di Assad non si è fatta attendere, dopo le minacce di Trump e gli incontri tra USA e Francia per trovare delle soluzioni contro il regime siriano, colpevole ancora una volta di avere usato le armi chimiche, la base siriana di Homs è stata colpita da un attacco aereo. Damasco ha accusato subito gli statunitensi, tuttavia il Pentagono ha smentito di avere impiegato i suoi mezzi militari, nonostante le minacce del presidente americano. L’ipotesi più probabile è che l’azione militare sia stata compiuta da Israele, con il duplice scopo di colpire la Siria ed il suo alleato iraniano, che avrebbe nella base colpita un proprio contigente armato ed un deposito di armi. L’attacco potrebbe avere anche un doppio scopo preventivo: scoraggiare una presenza troppo massiccia dell’esercito o delle milizie iraniane in una posizione troppo vicina ad Israele ed anche danneggiare armamenti che potrebbero essere trasferiti in Libano per rinforzare le milizie sciite di Hezbollah. Anche secondo la Russia il paese autore dell'azione sarebbe Israele, tra Mosca e el Aviv sono comunque in corso contatti per evitare che ad essere colpiti in modo accidentale siano militari russi; a questo proposito il portavoce dell’esercito del Cremlino ha affermato che nell’azione non ci sono state vittime russe. Israele avrebbe colpito la Siria anche per sanzionarla contro l’uso delle armi chimiche e per avvertire il regime di Damasco di non tentare una soluzione analoga contro il suo territorio. Al contrario dei russi, che hanno mantenuto un basso profilo, gli iraniani hanno accusato gli israeliani di collaborare con il terrorismo andando a colpire la base siriana, una dichiarazione che si inserisce nella normale dialettica tra i due stati tradizionalmente nemici. Occorre sottolineare, però, che l’azione siriana è avvenuta dopo il vertice tra russi, iraniani e turchi nel quale si cercava una soluzione pacifica al conflitto siriano: l’impressione è che Assad abbia agito contro i ribelli, per anticipare una soluzione diplomatica, l’intenzione di Damasco, infatti, è quella di guadagnare più terreno possibile. La strategia di Assad non è cambiata dall’inizio del conflitto, quando può colpire per ottenere dei vantaggi sembra andare anche contro gli interessi dei suoi alleati. Anche questa volta avere provocato Israele, o comunque una rappresaglia al bombardamento con armi chimiche, sembra essere in contrasto con gli interessi degli alleati, sopratutto di quelli iraniani, che sono stati colpiti, in questa occasione, a causa del comportamento di Damasco. L’azione di Israele però potrebbe essere inquadrata anche all’interno delle tensioni che Tel Aviv ha in corso con Gaza; la presa di posizione di Erdogan, alleato di Siria ed Iran a favore dei palestinesi potrebbe essere parte delle ragioni della rappresaglia israeliana, diretta anche a chi intende influenzare la protesta palestinese per tentare una radicalizzazione e guadagnarla alla causa dell’integralismo islamico. Per ultimo occorre ricordare le difficoltà di gestione della Striscia di Gaza da parte del governo di Tel Aviv e le ripercussioni sulla politica interna: una dimostrazione di forza contro l’Iran potrebbe distrarre l’opinione pubblica e permettere di guadagnare consensi all’esecutivo.
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